Benito Mussolini
Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota


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     Questo comunicato aveva lo scopo, fra l'altro, di eliminare il risentimento che la trasformazione dello "Csir" aveva provocato non solo nell'animo del Comandante. Il quale, mandando tre copie del primo numero di Dovunque, settimanale del Corpo di spedizione, stampato con mezzi di fortuna in una tipografia ex-rossa di Stalino e con maestranze ucraine, dichiarava al Segretario Particolare del Duce che «ai combattenti italiani non sfugge l'alto onore di partecipare alla lotta in armi contro il nemico capitale della Rivoluzione Fascista.»
     Il primo numero conteneva una fotografia del "Duce in Russia che si intrattiene col Generale Messe."
     Finita la licenza, tornato in Russia al Comando del XXXV Corpo d'Armata, non tardò molto a scoppiare il dissidio con Gariboldi. In data 31 agosto XX, il Generale Messe indirizzava al Duce una lettera che fu portata in Italia a mezzo del Maggiore Vecchini, del quale il Messe, nella lettera d'accompagno, faceva Un elogio. Eccone il testo:
     «Duce, il Capo della Vostra Segreteria Particolare quando nello scorso giugno mi fece comunicare che mi avevate accordata la udienza, mi fece anche dire che avrei potuto rivolgermi direttamente a V. E. tramite la Segreteria, nel caso che ne avessi avuto bisogno. D'altra parte durante l'udienza stessa mi faceste l'onore di dirmi che a Voi avrei dovuto sempre esporre con sincerità assoluta il mio pensiero. Avvenuta la nomina del Comandante dell'8a Armata, nella persona dell'Ecc. Generale Gariboldi, com'era Vostro preciso desiderio e mio dovere di soldato, sono tornato in Russia, anche perché c'era la convinzione che la mia presenza quaggiù avrebbe potuto portare al nuovo Comandante tutto il contributo di una lunghissima esperienza, tanto nei confronti del nemico e dell'ambiente, quanto nelle relazioni cogli alleati germanici.