Altra testimonianza: quella del questore di Catania che telefonava: Si notano lunghe teorie di soldati italiani sbandati ed affamati che raggiungono i paesi etnei diffondendo ovunque panico e terrore. La popolazione teme lo svilupparsi di un pericoloso brigantaggio.
Tutta la stampa mondiale apparve sorpresa dalla scarsa opposizione allo sbarco nemico. Pur tenendo conto che si trattai di un giornale nemico, ecco quanto in un articolo di fondo scriveva il Times:
Gli eserciti dell'Asse in Sicilia continuano a crollare sotto i colpi inferti loro dagli alleati. Prima che avvenisse l'invasione, era lecito supporre che le truppe italiane, le quali avevano combattuto, se non altro, con accresciuto accanimento man mano che la campagna tunisina si volgeva contro di loro, avrebbero raddoppiato la loro volontà di resistenza quando si sarebbe trattato di difendere il suolo natio. Questo invece non sembra che si sia verificato. Forse le truppe italiane non vedono alcuno scopo nel combattere per affidare il loro Paese al dominio tedesco o, forse, la poca simpatia che per tanto tempo ha goduto in Sicilia il Fascismo ha avuto un effetto non solo sulle popolazioni, ma anche sulle guarnigioni destinate a difendere l'isola. Il fatto sta che la resistenza opposta da una buona parte delle forze italiane è stata fin da principio saltuaria e svogliata. Specialmente sull'estrema sinistra dello schieramento alleato, gli Americani dicono di avere riscontrato una disposizione generale alla resa. Inoltre, essi hanno fatto numerosi prigionieri dopo avere poco combattuto, e le difficoltà che essi hanno incontrato nelle ultime fasi della loro avanzata sono dovute piuttosto alla natura del terreno che alla resistenza opposta loro dal nemico. Nel settore dove gli invasori sono penetrati profondamente nel cuore dell'isola, un tentativo più risoluto è stato fatto per sbarrare loro la strada, mentre si avvicinavano all'importante nodo ferroviario e stradale di Enna, che è la chiave delle comunicazioni di tutta la parte meridionale della Sicilia.
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