afferma solennemente la vitale e incontrovertibile necessità della resistenza ad ogni costo.
Certo che tutti gli istituti ed i cittadini — nella piena e consapevole responsabilità dell'ora — sapranno compiere il loro dovere sino all'estremo sacrificio, chiama a raccolta tutte le forze spirituali e materiali della Nazione per la difesa dell'unità, dell'indipendenza e della libertà della Patria.
Il Gran Consiglio del Fascismo, in piedi: saluta le città straziate dalla furia nemica e le loro popolazioni che in Roma — madre del Cattolicesimo, culla e depositaria delle più alte civiltà — trovano l'espressione più nobile della loro fermezza e della loro disciplina;
rivolge il pensiero con fiera commozione alla memoria dei Caduti e alle loro famiglie che trasformano il dolore in volontà di resistenza e di combattimento;
saluta nella Maestà del Re e nella dinastia Sabauda il simbolo e la forza della continuità della Nazione e l'espressione della virtù di tutte le Forze Armate che — insieme con i valorosi soldati germanici — difendono la Patria in terra, in mare, in cielo;
si unisce reverente al cordoglio del Pontefice per la distruzione di tanti insigni monumenti dedicati da secoli al culto della Religione e dell'Arte.
Il Gran Consiglio del Fascismo è convinto che la nuova situazione creata dagli eventi bellici debba essere affrontata con metodi e mezzi nuovi.
Proclama pertanto urgente la necessità di attuare quelle riforme ed innovazioni nel Governo, nel Comando Supremo, nella vita interna del Paese, le quali — nella piena funzionalità degli organi costituzionali del Regime — possano rendere vittorioso lo sforzo unitario del popolo italiano.
SCORZA
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