Luigi Barzini
Odissea. L'avventurosa fuga di un nostro aviatore dal campo nemico.


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     - Sono il pilota Carlo Adamoli. Costretto ad atterrare in territorio nemico per un guasto al motore, sono stato fatto prigioniero insieme al capitano Mattioli, che era osservatore sul mio apparecchio. Ci hanno internato nel campo contumaciale di Birnbaum. Sono riuscito a evadere la sera del 29. Da allora ho camminato. Vengo a riprendere il mio posto.
     Era fuggito fra difficoltà immense, aveva marciato per foreste sulle rocce, al bordo di nevai, nell'acqua dei fiumi: aveva attraversato baraccamenti austriaci, reticolati, posizioni, aveva sfiorato sentinelle nemiche, e senza mai nutrirsi, senza mai riposare, forte di una disperata volontà di riuscire, era tornato al suo posto di combattimento.

Costretti ad atterrare

     La guerra è così ricca di eroismi leggendari che non è più possibile descrivere un atto di valore senza essere ingiusti verso tutto il valore ignorato, verso il coraggio di cui non si parla perché è di tanti e non sorprende più, verso i vasti e sublimi ardimenti che si indovinano nel gesto dei morti e che non hanno più testimoni viventi. Ma la odissea di questo aviatore mostra l'audacia del soldato italiano in uno sfondo di circostanze nuove. La narriamo perché costituisce uno dei drammi più singolari della guerra, semplice e grandioso. Fra le visioni di battaglie, di assalti, di mischie immani, nel tumulto di moltitudini in lotta, evochiamo l'avventura terribile e magnifica di un uomo, una storia di silenzio, di solitudine, di angoscia.