Ricerche Storiche sui Fichtner e sui Clerici
di Augusto Fichtner

Seconda parte

Famiglia Clerici

          Riguardo al ritrovamento casuale di una parte dell'archivio di famiglia, devo sottolineare che altri documenti sono rimasti a diversi componenti, non più rintracciabili, per cui sono stato mosso ad approfondire la ricerca sulla famiglia Clerici, da cui discendeva mia nonna paterna. Mio Padre mi ha sempre detto che sua madre gli riferiva che a Milano esisteva, ed esiste tuttora, una via intitolata ai Clerici, suoi antenati; la via prende il nome dal fatto che qui si trova il celebre palazzo Clerici, affrescato dal Tiepolo.
        Nell'archivio di famiglia ho trovato delle buste da lettera intestate “alla nobil Donna Augusta Clerici” oppure a “Donna Augusta Clerici”, ma questo potrebbe anche non voler dire nulla. Una mia cugina (ormai scomparsa) che possedeva il quadro che allego che rappresenta la moglie di Cesare Clerici, mi diceva che il padre di mia nonna Cesare Clerici faceva forse il negoziante di bestiame, ma se così fosse stato sicuramente la moglie, Casati Giuseppina, non avrebbe mai indossato l'abito e i gioielli riprodotti, né credo che lui potesse far parte del Governo provvisorio di Milano e in seguito, con l'Unità d'Italia, essere nominato curatore delle antichità di Milano (risiedendo a Brera).
        Ricordo che da bambino nella biblioteca di mio zio Guido esisteva un busto in marmo che mio padre diceva rappresentare suo nonno, cioè Cesare, mentre mio cugino Giuseppe, il novantenne, che ha vissuto dopo la perdita della famiglia in casa dello zio e conobbe mia nonna Augusta, mi dice che la nonna quando passava vicino al busto accarezzandolo, diceva “il mio caro nonnetto”. Se fosse vero il busto rappresenterebbe il padre di Cesare Clerici, e anche questo farebbe escludere l'ipotesi di una famiglia di commercianti, anche se benestanti. La ricerca sulla casa Clerici non è facile, poiché troppo spesso, anzi quasi sempre, ci si trova davanti a nomi come Giorgio, Giorgio Antonio, Antonio Giorgio, Giorgio Francesco, Francesco Giorgio, Carlo Francesco, Carlo Giorgio, sui quali è difficile districarsi. Inoltre spesso la ricerca sui vari motori di ricerca danno notizie o date contrastanti.
        Ciò premesso, quando iniziai la ricerca mi recai all'archivio di Stato di Milano per cercare notizie su Cesare, e reperire i documenti del processo intentatogli dagli austriaci dopo il 1848; da una lettera del fratello di nonna Augusta proveniente dall'Honduras, spedita all'inizio del 1919, nel mentre si diceva felice che i figli della sorella fossero tornati tutti sani e salvi dalla guerra, chiedeva se la sorella Mary possedesse ancora gli atti del processo del 1848. Purtroppo di questa sorella, la prima nata, non sono riuscito a trovarne traccia. All'archivio di stato, mi fu detto che questi atti furono trasmessi a suo tempo per competenza al museo del Risorgimento di Milano, ma qui non si trovano più. Ho potuto solo reperire e fotocopiare l'atto costitutivo del Governo Provvisorio, mentre nell'archivio di Stato ho trovato solo un pezzo di carta, sembra strappato da un pezzo più grande, solo per prendere nota, dove vi era la seguente frase: “sono state trovate armi nella villa del Sig. Clerici sul lago di Como”. Quale Clerici, e dove esattamente? (nel Governo provvisorio fecero parte due Clerici: Giorgio e Cesare).
        Dall'archivio della chiesa di San Lorenzo in Milano ho trovato alcune notizie: un palazzo, andato distrutto nei bombardamenti del 1943, esistente di fronte alla basilica, era anche questo chiamato Palazzo Clerici, e Cesare vi abitava con la servitù, composta da cameriere e da guarda portone. Il Cesare risulta nato a Bee, paese della sponda piemontese sopra Intra, dove esiste un edificio anche questo chiamato Villa Clerici, ora sede comunale, che poteva essere una residenza dove trascorrere le vacanze. Sicuramente egli possedeva una villa a Valenza Po, dove si rifugiò al ritorno degli austriaci a Milano, e dove una sua sorella, di cui parlerò più avanti, andava a trovarlo. Che avesse notevoli possibilità finanziarie lo dimostra il fatto che acquistò 330 fucili (pagandoli di tasca propria con una cifra non indifferente) serviti per armare la guardia civica di Milano; inoltre, come recita un documento presso il museo del Risorgimento, possedeva vaste proprietà baronali nel Voralberg (1), confiscate dal governo austriaco per i fatti del 1848, come accennato nella lettera di cui sopra.
        Navigando su Internet scoprii che è stato scritto un libro sui Clerici, che non trovai mai, però riuscì a mettermi in contatto con l'autore, a mezzo posta elettronica, e ci fu uno scambio di lettere.
        Su Cesare sembra sia sceso una damnatio memoriae, sicuramente era un acceso repubblicano, e risulta che era il collegamento fra Mazzini e i repubblicani di Milano; rappresentando la corrente politica perdente, al nuovo governo non risultava gradito, per cui la famiglia ne prese le distanze, non solo per il fatto politico, ma anche per aver dissipato beni per questa sua impresa. La moglie Giuseppina Casati, come recita l'orazione funebre letta in chiesa al suo funerale, che trovasi nell'archivio di famiglia, fu una delle figure di spicco femminile della Giovine Italia. Sicuramente sarà un caso, ma alcuni anni or sono il settimanale Gente, in una edizione straordinaria, pubblicò i fatti che avevano colpito di più la pubblica opinione nei precedenti 25 anni: fra i tanti fatti scrisse dell'omicidio-suicidio del Casati avvenuto a Roma. Ebbene la foto del Casati accostata al quadro che allego, rivelava una notevole rassomiglianza, come trattarsi di due fratelli oppure di madre e figlio! Credo che vi sia anche un collegamento di parentela con i conti Casati, (Giuseppina forse cugina di Gabrio?) il che sarebbe un ulteriore indizio che Cesare appartenesse ad un ramo della famiglia dei marchesi Clerici. Testimoni delle loro nozze furono: Porro, Agrati, Fossati.
        Mia cugina mi raccontò che in famiglia si diceva che Giuseppina Casati, approfittando del fatto che era in dolce attesa, nel 1848 si spostava per Milano in carrozza, nascondendo sotto le ampie gonne materiale compromettente. Quando ebbi modo di visionare i libri parrocchiali di San Lorenzo appresi che Giuseppina sposò Cesare nel 1852 ed era incinta nel 1853, perciò mi sembrò una notizia non vera. Dopo qualche anno mi capitò di leggere un libro su Varese e l'apporto dei varesini ai fatti risorgimentali: qui scoprii che nel 1853 Mazzini progettò l'ennesima insurrezione a Milano, fortunatamente abortita prima di iniziare; perciò l'episodio era vero, solo il periodo era sbagliato.
        Tornando alla ricerca sulla famiglia, poteva essere una buona strada riuscire a scoprire da dove provenissero i beni in Austria; una risposta la si poteva avere dagli atti del processo, ma non essendo reperibili quelli depositati presso il museo del Risorgimento e risultati infruttiferi per vari motivi le ricerche fatte a Vienna, questa strada non è stata possibile ripercorrere.
        Ritengo poco probabile che il Clerici o suo padre abbiano acquistato baronie in Austria, ritengo invece plausibile che siano pervenute per eredità da antenati di cui parlerò!
        Attraverso vari documenti e pubblicazioni ho ricostruito la storia dei Clerici, che è sorprendentemente simile a quella dei Medici. Il primo di cui si ha notizie alla fine del 400, è tale Pietro Antonio di Domaso, commerciante arricchitosi, poi trasferitosi a Milano. Da questo momento l'ascesa della famiglia è inarrestabile, così come la fortuna economica, sino ad arrivare ad Antonio Giorgio nato nel 1715, ma con lui le fortune economiche della famiglia iniziano a decadere a causa del suo tenore di vita.
        Le fortune dei Clerici iniziarono con la mercatura, poi una volta trasferiti a Milano esercitarono l'attività creditizia, (e come i Medici del ramo principale, il declino iniziò con Lorenzo il Magnifico con le sue enormi spese per l'acquisto di ville e di opere d'arte e con la concomitanza della perdita di numerosi crediti fatti ai vari regnanti europei resesi inadempienti) così Anton Giorgio Clerici, ultimo discendente diretto del ramo principale, sperperò il suo patrimonio, non solo per il palazzo Clerici e per la villa sul lago maggiore oggi chiamata "Carlotta", oltre quella stupenda, un tempo, sul naviglio grande, ma anche per le spese per il mantenimento del suo reggimento nelle guerre di successione Austriaca, e per il suo soggiorno romano quando vi risiedé quale ambasciatore di Maria Teresa.
        Con Anton Giorgio il ramo principale dei Clerici si estingue, avendo egli solo due figlie: Claudia Caterina sposata con Biglia, senza prole, e Maria Giovanna morta in giovane età. Il nonno di Anton Giorgio, di nome Carlo Francesco, del ramo principale, sposò Giovanna Ferreri dei principi di Masserano, ed ebbe numerosa prole, di cui tre maschi: uno morto in tenera età, uno di nome Giovanni Paolo figlio naturale poi riconosciuto, e Carlo Giorgio che ha proseguito la linea principale; egli morì giovane, nel 1717, nell'assedio di Belgrado, al fianco di Eugenio di Savoia, che era suo cugino, poiché ambedue erano nipoti della Principessa di Masserano, questi era il padre di Anton Giorgio.
        Anton Giorgio era portato per la carriera delle armi, si arruolò nell'esercito imperiale fondando un reggimento e pagandolo direttamente di tasca propria, (alla fine questa reggimento divenne il 44 KuK composto solo da lombardi; venne soppresso dopo il 1859); combatté tutte le guerre di successione austriaca sia contro i prussiani che contro i francesi, rimanendo ferito gravemente in ambedue le occasioni; infine Maria Teresa lo nominò suo ambasciatore presso la santa sede (alcuni dicono che fu anche suo amante, e facendo lavorare la fantasia se si mettono vicini i quadri di lui e di Maria Antonietta vi è una ben strana somiglianza). Anton Giorgio non avendo eredi maschi, decise di lasciare parte del patrimonio, e i titoli nobiliari, ad un esponente del ramo secondogenito, di nome Francesco Maria Clerici, nipote di Giovanni Paolo, il fratello naturale riconosciuto di Giorgio. Francesco Maria aveva un fratello minore di nome Francesco Giorgio (in alcuni scritti ho trovato solo Giorgio) da cui sembrerebbe il famoso “Nonnetto” di mia nonna Augusta Clerici.
        E' provato che un Francesco, nonno di Augusta, sposò Maria Da Como (nobile) da cui nacquero tre figli: Cesare (padre di mia nonna), Carolina, e una terza figlia di cui mi sfugge il nome e la sua storia. In tutte le pubblicazioni consultate, si parla delle proprietà del ramo principale dei Clerici, ma non si fa alcun cenno a proprietà in Austria, pertanto è più che credibile che queste proprietà fossero pervenute a Cesare per via ereditaria, del ramo secondario. Di Cesare ho ampiamente parlato sopra, come accenno all'inizio; la sorella Carolina, andando spesso a trovare il fratello in esilio, conobbe un banchiere di nome Ceriana con cui convolò a nozze; da questa unione nacquero parecchi figli e figlie che si unirono in matrimonio con alcune famiglie nobili piemontesi, fra cui i Passerin d'Entrevès (una delle famiglie più antiche Valdostane), i Badini Confalonieri e altre. La banca Ceriana fu la prima che finanziò Giovanni Agnelli per la costituzione della società chiamata F.I.A.T.

       (1) Come detto nel "Dizionario del Risorgimento", vol. II/2 lettera cd.

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