PROFILI. GLI ANNI '80 DI SERENA GRANDI
Zitti, ascoltiamo Serena, ora ha imparato a cantare (1987)
Da Serena Grandi siamo abituati ad aspettarci qualsiasi cosa. E infatti nessuno si stupisce per l' uscita del suo primo lp, che porta addirittura l' etichetta Ricordi. Così, anche se si tratta soltanto della colonna sonora di Le foto di Gioia (in uscita tra una decina di giorni), alla Terrazza Martini di Milano c' è la ressa delle grandissime occasioni. Per un sorriso della nuova cantante, i fotografi sono disposti allo scontro fisico. Poi, però, è Serena in persona a ridimensionare l' esordio: "Non sono una cantante. Ho una voce da contralto senza grandi estensioni" ammette sorridendo, anche se una biografia distribuita dalla Ricordi cita "due anni di dizione, recitazione e canto" con un professore del Conservatorio di Santa Cecilia. E immediatamente si pensa a Marilyn in A qualcuno piace caldo: anche lei vantava studi (quasi) identici... "Per questo mio primo disco ho solo messo un parlato su una colonna sonora. Non penso che mi aprirà una grande carriera. Piuttosto spero che il pubblico di ragazzini che segue i miei film abbia voglia di comprarsi un disco con cui portarsi a casa almeno un pezzo di me". A trentun anni appena compiuti, il pubblico che l' ha trasformata nell' unica attrice capace di reggere da sola il cast di un film, le deve sembrare quasi bambinesco. "Al cinema vanno i ragazzi dai dieci ai quindici, vent' anni" dice sicura e probabilmente non deve avere molta fiducia nell' applicazione dei divieti ai minori. Ma si tratta di minuzie anagrafiche. Il più bel complesso d' Edipo del cinema italiano, come è stata definita, sa benissimo di essersi trasformata in una specie di sindycation dei mass media: dopo aver esordito sulla carta stampata, ha sfondato al cinema e ora pensa alla musica. Manca solo la televisione nel suo carnet, anche se a Premiatissima aveva già sfoggiato una invidiabile imitazione di Gilda in Amado mio. Impostasi come un' attrice che stupiva e meravigliava ad ogni apparizione (fosse solo per i centimetri di epidermide strappati al censore), Serena Grandi pensa al futuro creandosi nuovi scenari in cui raccogliere l' applauso dei fans. E lo fa con impegno "Forse non sono una grandissima attrice, ma penso di essere una vera professionista. Ogni volta che ho fatto qualcosa ho patito, studiato e anche sudato. Chiedo solo un po' di rispetto" e per un attimo perde quel suo sorriso radioso, concreta dimostrazione, come dicevano i surrealisti di Louise Brooks, che il paradiso terrestre esiste. Ed è di questa terra. (Repubblica — 31 marzo 1987 - MILANO)
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