![]() |
L'ultima dimoraa cura di Federico Adamoli (2008
stampato in proprio
305 pagine) |
vescovo, Atri (5-1-1881). leva, studiar poco, ed avere in mano un cespite di certo guadagno. Una preghiera, una lagrima sparsa ai piedi di monsignore bastava per arrivarci. Talvolta pagava lui la retta del seminario, e formava al povero chierico il patrimonio ecclesiastico. La dottrina era l'ultima qualità che richiedeva, ed ecco perché il capitolo della cattedrale che dovrebbe rappresentare il fior fiore della coltura ecclesiastica, finì ad essere sotto di lui, un'accolta di gente ignorante, meno il Tartagliozzi, il Dionisi, l'Angelini e qualche altro. Forse a questo abbassamento influì lo stesso Governo che mal vedeva le scuole. In effetti, avendo il d'Alfonso chiamato nel 1848 in Seminario una schiera d'insegnanti egregi, tra i quali Rafaele d'Ortensio, dovette l'anno dopo, succeduta cioè la reazione, licenziarli tutti. D'allora in poi, il seminario di Penne decadde dall'antica sua reputazione, dissimile in ciò da quello di Atri che ha conservato sempre splendide tradizioni. Era amante del fasto (ed i suoi nemici dicevano anche delle belle donne): era elegante in casa ed in chiesa. Le chiese madri di Penne e d'Atri devono a lui qualche cosa. Andava pazzo per la musica, quantunque egli stonasse maledettamente:
|