![]() |
L'ultima dimoraa cura di Federico Adamoli (2008
stampato in proprio
305 pagine) |
avvocato, patriota, Teramo (3-9-1881). 1849 nella di cui mattina fummo gittati in lurida prigione con l'accusa di reati che sarebbero stati punibili con la pena di morte. Si, ridemmo in faccia a quegli aguzzini che ci spruzzavano tanta bava di cani rabbiosi. Più memorandi furono quei giorni che legati come manigoldi con manette e funi fummo condotti innanzi quel Tribunale d'indegni magistrati, i quali a nome della legge eran vili sgherri di perfida tirannide, ma noi dallo scanno dei rei li guardavamo con fiero disprezzo. Fummo condannati, e la nostra pena ebbe termine, ma l'ignominia di quei tali avvolti in insozzate toghe li seguì tutti nella tomba dove il solo stigma di empii li potrà mandare alla memoria dei posteri. Si volle accrescere l'insulto sino a tentare di farsi complici di assassini che erano sottoposti a regolari processure; volevano qualificare costoro per liberali onde qualificare in pari tempo per assassini i liberali. Non poté conseguirsi tanta triste fine! Noi restammo tetragoni nella nostra fede, custodi della nostra bandiera che fummo ben fortunati poter trasmettere senza macchia a quella schiera di eroi che facevano sentire le penose ansietà di una patria libera ed indipendente. Mancherei ad
|