Ancora sui gironi infernali
In Malebolge prima gli aggiratori e seduttori di femmine sferzati e cacciati a corsa dai demonii; poi i piacentieri e lusingatori tuffati nello sterco: poi i simoniaci e mercatanti di cose sacre capofitti entro pozzi infernali e dannati a cascar più giù per l'orribile doccione, quando altri a cui giovò il mal esempio sopraggiunga; gl'indovini e profetanti col capo travolto a tergo, e costretti d'andar all'indietro piangendosi sulle natiche; i barattieri cotti entro un lago di pegola ardente, e pescati coi raffi dai demonii, appena mettano il muso fuor dal bulicame; gl'ipocriti trafelati sotto il plumbeo peso di cappe dorate; i ladri insidiosi, che tra loro si tramutano d'uomini in serpi e di serpi in uomini; gli aggiratori politici sepolti in una gran vampa, e nascosti dal baglior della fiamma; i seminatori d'odii civili e di scismi ad ogni volta che danno pel fiero vallone messi al taglio ed allo squarcio della spada infernale, e vaganti così smembrati e dilacerati per l'aria nebbiosa di sangue; i falsatori e bugiardi buttati a rifascio in una bica d'infermi e di eterni agonizzanti. Ma ancora v'è un baratro più pauroso, ove sono tormentati i traditori, e dove Dante, fin qui pietoso ai mali dei miseri profani, diviene poco meno che demoniaco egli medesimo.
Qui veramente è la morta vita, la ghiaccia eterna che aggela le lagrime sugli occhi, la disperata vergogna che vorrebbe uccidere la memoria e soffocar la parola. Quest'esecrazione del tradimento è come un grido profetico del gran poeta, il quale dice in alcun luogo delle sue opere, quasi divinando i venturi casi d'Italia, non v'essere maggiore empietà di chi assassina la fede e rompe così la vita e spegne l'anima dell'umana compagnia.
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