Avvenimenti d'Italia di quei tempi
Prima che Dante fosse fuori di puerizia, terribili e meravigliosi casi capovolsero le fortune d'Italia: la potenza degli Hohenstaufen fu sradicata colla ruina di Manfredi (1266) e di Corradino (1268); gli Angioini ed i papali prevalsero in quasi tutte le città italiane; i Ghibellini furono cacciati di Fiorenza, e coi Ghibellini umiliata la vecchia cavalleria: l'Allemagna, non che vendicar la morte dell'ultimo degli Svevi, parve non voler più darsi pensiero dell'Italia; ed il nuovo imperatore Ridolfo d'Absborgo (1273-1291), mercanteggiando colle signorie guelfe, negò sempremai di voler metter piede, com'ei diceva, nella tana del leone. I Francesi, i mercadanti, i preti prevalevano; e le vecchie schiatte guelfe, dopo vinta e messa in fondo l'emula baronia ghibellina, sentivansi già vigilate invidiosamente dai popolani grassi, dalle arti, dalla gente nuova. Ad una rivoltura politica veniva dietro visibilmente una mutazione, come ora diremmo, sociale; la nobiltà castellana, usa a rigida intierezza di costumi signorili, era stata costretta ad umiliarsi al Comune ed a pigliar ferma stanza nella città, dove anche lo stesso patriziato municipale vedevasi emulato e spesso soverchiato da bottegai e da villani rinciviliti, e soggetto ai giudizii d'un volgo mutabile e chiassoso.
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