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Il maestro Brunetto Latini

      Dante trovò tal maestro quale si conveniva a quella insaziabile sete di sapere che a lui pareva natura dell'anima umana (Purg., XI; Parad., II; Convito, I). Brunetto Latini, arguto e veloce ingegno, innamorato dell'antichità, scrittore pregiato nei due volgari del sì e dell'ouil, ardito architettore d'epiloghi scientifici, che per quei tempi non sono senza grazia di nervosa brevità, ispirò a Dante, che gli dovette essere discepolo nella sua prima giovinezza, l'amore del bel parlare, scienza più nobile che null'altra del mondo (Tesor., I), e per la quale l'uomo si eterna. Guido Cavalcanti, fiore di cavalleresca eleganza e cercatore di poetiche e filosofiche novità, fu stretto a Dante di tanta amicizia (Vita Nuova, § 3), che questi quasi si scusa d'aver tentata senza di lui la sua grande opera (lnf., XI).
      Teneano domestichezza con Dante anche Giotto, il pittore degli angeli, Oderisi da Gubbio, bellissimo miniatore, e Casella, cantore e musico eccellente; e Dante medesimo a questi tempi si provò nelle arti del disegnare e suonare; e, chi ben avverta, troverà nella intonazione de' suoi versi e nell'evidenza delle sue descrizioni manifeste prove ch'ei nei misteri dell'armonia, del figurare, del rilevare e dell'ombrare penetra più addentro di quello che ad uomo per sola ed inesperta vivezza d'ingegno sia concesso. Ma da questi studii gentili, e forse dalle vagabonde disputazioni della libera filosofia lo revocò a più alti e fermi propositi il pensiero di voler rivedere e glorificare Beatrice, della quale, per graziosa rivelazione, teneasi certo ch'ell'era in cielo (Convito, ii, 8).
      Nella prima distretta del dolore Dante propose forse di sacrarsi in tutto a vita spirituale, e rimane memoria, comecché non ben sicura, ch'ei volesse rendersi frate, e che anzi vestisse le umili lane dei Francescani, i quali allora predicavano, tra i popoli già inchinevoli a licenza, le glorie della umiltà e della povertà.
      Ma il tempo e, come Dante confessa, l'evidenza delle cose presenti ( Purg., XXXI) ammorzarono quel primo impeto di spiritualità suicida, che facevalo essere invidioso di chiunque muore (Canz.), e lo rimisero per quel cammino sul quale doveva confessarsi perduto a mezza via.