Il Paradiso
Nel Paradiso, Dante ha per guida Beatrice, la quale quanto più s'inalza presso l'ultima salute tanto più si abbella; ed il suo sorriso di cielo in cielo si fa più ardente e mansueto e profondo.
La forma generale del Paradiso è ordinata sul disegno delle sfere Tolemaiche, traverso alle quali Dante ascende verso Dio, tiratovi dal sorriso della sua intelligenza. Dieci cieli novera Dante; nel più basso, dove si volge la Luna, si beano della visione divina gli spiriti che senza dritto consenso di volontà mancarono ai loro voti; nel secondo, ove brilla Mercurio, s'accolgono gli spiriti che ressero virtuosamente gl'imperii; nel terzo, ove fiammeggia Venere, ridono le anime a cui fu perdonato per giusta espiazione il gentil peccato d'amore; nel quarto, ove impera il Sole, sono i sapienti in divinità; in Marte, che signoreggia la quinta sfera, trionfano i martiri di Cristo e della croce; nell'equo Giove i giusti; e nel melanconico Saturno i contemplativi. Dall'ottavo cielo, che si costella degli astri immobili, Dante volge uno sguardo di disdegnosa pietà a questa nostra angusta
Ajuola che ne fa miseri e rei,
e risponde alle disamine che intorno alla fede, alla speranza e alla carità gli muovono i tre Apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni; dopo di che assolto e consacrato, entra infine nel cielo angelico e spirituale, che è sopra i cieli della scienza e della materia. Qui veramente il genio di Dante trasumanò; né è da credere che sia possibile rendersi ragione delle maravigliose bellezze di questi ultimi canti, senza un cotale sforzo di spiritualizzare la fantasia. E ben pare che il poeta ce ne ammonisse scrivendo
O voi che siete in piccioletta barca,
Desiderosi d'ascoltar, seguiti
Dietro al mio legno, che cantando varca,
Tornate a riveder gli vostri liti:
Non vi mettete in pelago; ché forse,
Perdendo me, rimarreste smarriti.
(Parad., II).
Gloria vera e beatitudine del paradiso, secondochè Dante con piena serietà immaginavasi, aveva ad essere la pace e la vita razionale; perché
La mente, che qui luce, in terra fuma;
e però noi vi troviamo il più audace misticismo mansuefatto da un fermo riposo di fede, e arrischiate le più difficili e più pericolose quistioni, e risolute secondochè portavano le scienze a quei tempi, e alcuna volta argutissimamente, come il problema della felicità celestiale egualmente piena e inegualmente intensa, quello dei voti e della volontà non assenziente e non repugnante, quello del deicidio voluto da Dio a redenzione del mondo e nondimeno vendicato sugli Ebrei, quello della lingua primitiva, e dell'organamento delle sostanze spirituali, e della resurrezione della carne.
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