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Il Purgatorio

      Il passaggio dall'Inferno al Purgatorio è uno dei contrasti più spiccati e più felici che sieno nel poema. Il prologo del Purgatorio pare scritto in un'altra lingua; fresco, lucido, quieto, pieno di armonie intime e riposate. Catone, il tipo dell'eroismo e della religiosità antica, non beato e non dannato, custodisce il vestibolo del Purgatorio, che è un gran monte, rilievo e cavaticcio della sterminata bolgia infernale, il quale si leva sotto cieli più felici, nell'altro emisperio, portando in sulla vetta il Paradiso terrestre, la perduta patria dell'umanità. Quelli che nell'Inferno sono cerchi vuoti e fosse e cavi, ove s'addensano sempre più giù i perduti, qua invece sono ciglioni e gironi e scalee, onde si va stringendo e digradando in fino al sommo il santo monte. E come in sul sogliare dell'Inferno si affannano in varii rigiramenti gli sciaurati che non amarono il bene, né osarono il male, così nell'antivestibolo del Purgatorio vagolano o stanno sfiaccolati quei che indugiarono alla fine i buoni sospiri.
      Più su i superbi serpono rannicchiati sotto il peso di gran massi; gl'invidiosi stanno rincalzati gli uni contro gli altri cogli occhi cuciti; i collerici camminano brancoloni in un denso bujo di fumo aspro e pungente; i pigri trafelano correndo e rigirando intorno al monte; gli avari giaciono prostesi a terra boccone; i golosi distrutti e ischeletriti dalla fame sott'esso gli alberi fruttiferi di Paradiso; i lascivi vanno a divote processioni per entro un cerchio di fiamme, cantando le lodi della castità. Per questa purgazione del fuoco passa anche il poeta, con terrore e dolore, ma consolato dal pensiero di veder tosto Beatrice sua. Da questa penitenza riesce a un tratto nella viva foresta del Paradiso terrestre, libero e donno di sé: poiché Virgilio è nuovo ei stesso in quel luogo,
      Fatto per proprio dell'umana specie,
      dove Dante trova le prime e intemerate immagini della sua buona giovinezza.
      Il Purgatorio doveva parere ad alcuni un Inferno affievolito e annacquato; e tale è veramente, chi guardi la graduazione e la varietà delle pene. Ma i rimorsi e i ricordi della vita temporale, la speranza, lo sdegno, il pentimento ravvivano e innovano la cantica, sceneggiata poi meravigliosamente colle inarrivabili e musicabili pitture del cielo costellato, del mare, dell'aurora, della sera, della vegetazione e della natura paradisiaca.