La cacciata dei Ghibellini
Nondimeno in Fiorenza, dopo la cacciata dei Ghibellini seguita nel 1267, le famiglie dei grandi di parte guelfa fecero ogni opera per ingraziarsi il Comune; ed è principalmente alla cavalleria loro che devesi il pregio della vittoria di Campaldino, dove i Ghibellini e gli Aretini furono duramente disfatti, per modo che mai non se ne riebbero. A questa battaglia (11 giugno 1289) fu Dante, che appena allora aveva finito i ventiquattro anni, e vi armeggiò nelle prime file; e conviene che siasi portato virtuosamente di sua persona, s'egli stesso osò confessare che alla prima affrontata aveva avuta temenza molta (Epist. di Dante presso Leonardo Aretino). Poco appresso Dante militò nell'oste mandata a campo contro Pisa; e certo trovossi alla presa del castello di Caprona (lnf., XXI). Era egli allora nel più bel fiore della giovinezza, delle speranze e degli affetti, amava religiosamente una mirabile donna; già era celebrato fra i suoi come grazioso e nuovo trovatore di alte poesie (Purg., XIV); non ancora aveva perduto fede nella sua nobile patria, suora di Roma; né lo sdegno e la sventura gli avevano rivelata la triste profezia della impotenza italiana. Le più vive e luminose immagini, che poi trovarono luogo nel poema sacro, sono come un riflesso di questa sua prima e felice giovinezza. L'anno innanzi alla guerra d'Arezzo (1288) seguirono le due tragedie dei Gherardeschi e dei Malatesta, che furono argomento ai due più popolari episodii della Divina Commedia: e nelle imprecazioni d'Ugolino non inettamente il Troya (Veltro allegorico) credette scoprire le traccie d'un canto di guerra contro Pisa; come nelle rivelazioni di Francesca da Rimini ognuno indovina la conscia pietà d'un amore impossibile e disperato.
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