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La Divina Commedia

      Nella Commedia (come Dante chiamò la sua trilogia cosmica, per significare che l'aveva scritta con voci e modi e immagini popolari) lo «guardo del veggente è fermo, acuto, e spesso troppo curiosamente penetrativo; e le cose, buone o male, sozze o gentili, orribili o sublimi, vi sono ritratte con un'evidenza risentita e infuocata, che alcuna volta dà in una crudezza e ferocità michelangiolesca. E di questa sua potenza plasmatrice parve accorgersi assai bene e compiacersi il poeta, come può persuadersene chi rilegga la descrizione artificiosissima delle sculture divine nel Purgatorio (c. X, XII); unico luogo forse in tutte le tre cantiche, ove par che Dante s'abbandoni a fare, quel che oggi direbbesi, l'arte per l'arte.
      Ma devesi avvertire ad ogni modo, che senza codesto risalto dei colori e dei suoni, e senza codesta miracolosa palpabilità d'immagini e intimità d'intonazioni onomatopeiche, la visione dantesca non sarebbe più che il sogno indistinto e confuso, il quale incubò su tutte le anime cristiane durante il medio evo. La grandezza di Dante non è già nell'aver pensato a un tema che a' suoi tempi era nei pensieri di tutti, ma sì nell'essersi messo, per audacia di fantasia, dentro le segrete cose, d'aver osato di guardar fiso, con quella libertà d'ingegno che è ricercata dalla propria natura dell'arte, ciò che atterrava e signoreggiava la mente de' suoi contemporanei e la sua mente medesima, e d'aver potuto vedere, misurare, architettare, toccare e in una parola attuare e recare a una tal quale realità, non cogitabile soltanto, ma corporata, tutte le parti della formidabile leggenda. E di lui ben può dirsi che
      .... ad immortale
      Secolo andò, e fu sensibilmente
.
      Opera che, mentre è un atto di fede, riesce insieme un preludio di critica; imperciocché immaginare divisatamente come stia il mondo invisibile ed in che forma si commetta col mondo delle realità quotidiane è già un volersi render ragione dei luoghi, dei modi, delle possibilità. E in ciò il genio di Dante risponde ottimamente al genio del secolo ond'egli usciva; il quale per impazienza d'entusiasmo e petulanza di fede cominciò ad avviare lo spirito umano alle prime difficoltà del dubbio.