Intorno le conoscenze biologiche e di Michelangelo Asson
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velenati| in cui| trasmutati i ladri| vicendevolmente si punivano| non possono celarsi agli occhi del medico i sintomi dell' oppilazione (chiudimento de' sensi)| che seguir so*-gliono l'applicazione degli agenti piò dirittamente infesti alla vita:
E qual è quel che cade| e non sa conio| . Per forza di deinon eh' a terra il tira| 0 d'altra oppilazion che lega I' uomo j Quando si leva| che intorno si tnira| Tutto smarrito dalla grande angoscia Ch' egli ha sofferta| e guardando sospira.
(Inf. c. xxiv.) Lo trafitto il mirò| ma nulla disse ; Anzi co' pie* fermati sbadigliava| Pur come sonno o febbrej' assalisse.
(Inf. c. xxv.)
In altro luogo ricordò la provenienza dall' Àfrica| non meno che de' rettili velenosi| delle peggiori pestilenze (Inf. c. xxiv). Né disconobbe gì' influssi de' luoghi miasma* tici| e grama chiamò nella state quella lama che il Mincio impalluda (Inf. c. xx)| e rammentò l'infezione e il puzzore che si leva| tra la state e l'autunno| dagli spedali di Valdi-chiana| di Marema e di Sardegna| e l'antica raicidial con-lagione d'Egiua (Inf. c. xxix).
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Quale vivissima luce possa all'arte derivare dalle scientifiche sorgenti| la commedia di Dante quasi a ogni passo appalesa. Tutto ch'è buono e vero nella scienza| si fa in quella soggetto d'ineffabile poesia. La scienza porge i grandi concetti alla poesia| che questa poi rende splendidissimi d'efficaci parole e d'imagini| e l'idea nobilita l'espressione| e l'espressione vivifica l'idea. Quinci quel visibile parlare| che encomiato da Dante per alcune scolture nel purgatorio|
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