Omaggio a Dante Alighieri di
ALLEGORICO DELLA DIVINA COMMEDIA I (Jformi alla retta ragione| e però all'ordine eterno. Nondimeno se si abitua nel male| esso è come allacciato al male stesso| e pur vedendo il suo peggio vi anela col desiderio| lo segue coli'opere| gli si tiene avvinto| e quanto è da sè non sa mai districarsene. Ond' è che gli rimane tanto di libertà| quanto è più che bastevole| perchè una tale schiavitù sia del tutto volontaria; non gliene avanza però tanta| che esso voglia| come potrebbe| disciorsi da que' lacci. Onde il Divino Maestro ebbe a dire agli Ebrei| che si vantavano liberi| che tale non è chiunque fa opera peccaminosa ; giacche Omnis qui facit peccatum servus est peccati E con una simile sentenza l'Apostolo S>. Pietro conchiude quella sì viva e sì vera descrizione| che egli fa| de'promettitori della libertà delle passioni (i quali| a dirla di passata| sono stati sempre di uno stampo| così nel principio del mondo| come al presente): ed è bene. riportarne i sommi capi| perchè vengono assai acconci al nostro proposito. Egli dunque li qualifica come gente venduta alla iniquità : percipicntes mercedem iniustitiae : coli' a-nimo e cogli affetti circoscritti ne' beni transitorii quasi ultimo lor fine : voluptatem existimantes diei delicias : maculati di ogni bruttura| spiranti dagli occhi libidine e insaziata cupidità di delitti; cagione di scandalo ai più deboli ; vasi di avarizia ; figliuoli di maledizione : coinquinationes et maculae| deliciis affluentes in convi-viis suis luxuriantes... oculos habentes plenos adulterii et incessabilis delieti ; pellicientes animos instabiles| cor exercitatum avaritia habentes| filii maledictionis. Nè contento di spargere la corruzione coli' esempio| la inculcano colle massime | intessendo superbi discorsi per
1 Joan. vili| 34.
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