Omaggio a Dante Alighieri di
ALLEGORICO DELLA DIVINA COMMEDIA 33
nella grazia| e venire a mano a mano dispogliando le scorie dell'uomo vecchio| e vestendo il nuovo. Ed è ciò che consiglia Paolo Apostolo con quelle parole: Rc-novamiiii spiritu mentis vestrae| et induite novum hominem| qui secundum Deum creatus est in iustitia et sculettiate veritatis 1# Con che ci fa intendere| che il tipo della nostra rinnovazione dev' essere l'Uomo nuovo| cioè| come spiegano gì' interpreti| Adamo | quale uscì nuovo dalle mani di Dio nel possesso della grazia| e nella integrità della giustizia.
Dante| che è poeta| e come tale ritrae la perfezione ideale delle cose| la massima cioè| conduce la sua ristorazione ad un ragguaglio così compiuto col-l'Uomo del Paradiso terrestre| che non è quello certamente solito conseguirsi dalle anime anche straordinariamente privilegiate| ma quale appena toccò a pochissimi de' nati nel peccato | com' è comune sentenza dei Dottori. Questa ultima perfezione di ragguaglio | secondochè abbiamo più sopra accennato| consiste nella totale rettitudine dell' arbitrio| il quale non pure non senta la ribellione dell'appetito| ma invece dall'istesso appetito inferiore sia sempre stimolato al bene. Ecco dunque la vera e intima ragione| perchè il viaggio- di Dante riesce nel Paradiso terrestre. Conciossiachè| stando solamente alla esigenza del senso letterale| quella riuscita sarebbe hi tutto fuori di proposito ; essendoché non il Paradiso terrestre| sì veramente il celeste è il termine delle anime| che hanno compiuta la loro espiazione. Ma il senso letterale non è quello a cui per sè intendono le opere allegoriche : il senso propriamente inteso| come sostanza di esse opere è il figurato ; ed
1 Ephes. IV| 23| 24.
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