Omaggio a Dante Alighieri di
ALLEGORICO DELLA DIVINA COMMEDIA 57
Dante stesso| polisenso| deve avere più significati: e però come i simboli allegorici possono esser vòlti ad una spiegazione| perchè si confanno bene consensi che questa esige| così possono essere vólti a qualsivoglia altra| purché sieno consentanei ai sensi| che se ne vogliono cavare. Falsissima conseguenza! Perocché| ammessa una tale latitudine d'interpretazione in ciò che è pensiero intimo| adequato e sostanziale dell'Opera| questa| 4° non avrebbe unità| attesa la moltitudine de' soggetti diversi| a significare i quali l'Autore l'avrebbe indrizzata. 2° sarebbe indetcrminata| rimanendo per sè indifferente a questo o a quel senso. 3° per ciò stesso non conterrebbe in sè verità; perchè la verità in sè è una e determinata. E può immaginarsi che una tanta mostruosità fosse potuta cadere nell'animo di Dante?
Per buona ventura egli stesso ci ha spiegato il valore del vocabolo polisenso| come lo intende| sì nella epistola a Cane della Scala 1 e sì nel Convito 2.1 sensi pertanto che soli ci riconosce| sono| 4° il letterale| cioè una storica verità o anche una finzione che faccia da segno;
Vallegorico| che è la cosa significata| o com'egli l'appella la verità nascosta sotto bella menzogna; 3° il inorale| ed è qualche documento spettante ài costumi| che i lettori debbono cercare e andare appostando| com'egli dice| a questo e a quel luogo. 4° Vanagogico| da lui detto sovrasenso| che consiste nell'applicazione| che si fa di qualche luogo| particolare| allo stato dell'anima nella gloria. Or ecco| secondo Dante le differenze tra questi sensi: il letterale è come fondamento di tutti| perchè somministra i segni alle cose che si vogliono significare|
1 Epist. ad Kan. c. vii.
~ Conv. tratt. 11| cap. i.
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Opera Autore Dante Cane Scala Convito Vanagogico Dante Kan
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