Omaggio a Dante Alighieri di
i 0 4 lettura sul canto primodilettazioni| nelle quali riceve tanto inganno| che per quelle ogni cosa tiene a vile. E che Dante impedito ne foss' egli| si conferma chiaramente dalle sue confessioni | dalle sue poesie di gaio stile| e da diversi a-mori onde fu passionato| al dire del Boceaceio.
Tempo era dal principio del mattino 9|
E il sol montava in su con quelle stelle Ch'eran con lui| quando l'Amor divino Mosse da prima quelle cose belle|
Sì che a bene sperar m'era cagione Di quella fera la gaietta pelle| L'ora del tempo| e la dolce stagione.
Diligentissimo fu Dante nell' assegnare i momenti delle sue visioni| prendendone| diversi augurii| come ognun può vedere nella Vita Nova| nel Convito| e in questo| ed altri luoghi della Comedia. Anzi nel Convito e' insegna come s'abbia qui ad intendere V ora del tempo. « E da sapere| die'egli| che ora per due modi si prende dagli Astrologi: l'uno si è che del dì e la notte fanno ventiquattro ore| cioè dodici del dì| e dodici della notte| quanto eh' el sia grande o piccolo. E queste ore si fanno piccole e grandi nel dì e nella notte secondo che '1 dì e la notte cresce e scema. E queste ore usa la Chiesa quando diee: Prima| Terza| Sesta| e Nona: e chiamansi così ore temporali. » L'altro modo si è ecc. ( Coìivito p. 120. Ecl. Ven. 4144). Quinci è facile inferire che l'ora di questa visione del poeta dal principio del mattino (cioè dopo Prima) fu fermamente Terza : ora d'ottimo augurio pel mistico e radicale numero ternario che inchiude.
Per tanto V ora del tempo (che fu terza) e la dolce stagione di primavera| nella quale tutte le cose si a-
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