Omaggio a Dante Alighieri di
4 54 ' dante e luterocauti del paradiso| a chiunque conosca la sincera indole di lui e nemica d'ogni finzione| è certo argomento che egli non disapprovò| anzi ebbe cari quei tranquilli recessi| ove de'politici conturbamenti e delle fratricide battaglie non giungeva ai solitari la fama| se non per chiamarli ad invocare la misericordia di Dio sui vincitori e sui vinti.
Ma così stando le cose| io mi avveggo che molti domanderanno come mai l'Alighieri sgridi e rampogni tanto spesso le fraterie ed il monacato in generale| e mi ricorderanno le forti riprensioni che io medesimo ho riportato di sopra contro i chiostri corrotti. Se parlasi di corruzione la domanda non dovrebbe muoversi neppure; dove Dante credè trovarla| essa non ebbe scampo da'suoi strali. E in questo modo si mostrava riformatore verace| e in tutto contrario a Lutero. Soltanto i dissennati vedendo seccarsi i rami e le foglie di un albero| gridano subito: atterriamolo; l'agricoltore amoroso| che l'ha visto nascere e coltivato| ripensando alle fatiche durate| ai bei germogli altre volte fioriti| alla desolazione del campo| privo di tanto ornamento| raddoppia invece le sue cure| col ferro tagliente lo pota senza riguardo| tentando di ridestarne la fecondità e la vigoria. Dante aveva veduto rallentarsi il fervore del monacato| ma invece di gridare: si abolisca| talora lo rampognò forte| come un padre il figliuolo corrotto| talora ne pianse con l'amore d'una madre| ed a proposito del monastero di Fonte Avellana ricordò i tempi| quandoRender solea quel chiostro a questi cieli
Fertilemente 1 ;
riprese i frati nella vita domestica| gli riprese nei loro
1 Ivi| x\i 118.
| |
Dio Alighieri Dante Lutero Fonte Avellana Dante
|