Omaggio a Dante Alighieri di
i 96 dante mostrato paladino della monarchia popolo| ed un'ingiuria grandissima a tutta l'umanità. Non è egli cittadino di Firenze nè d'Italia soltanto| ma del mondo| clie al filosofo è*patria| potendosi| come disse quando non volle ritornare a Firenze per vie ignominiose | vedere da qualunque luogo gli specchi del sole e degli astri| e sotto qualsivoglia cielo specolare di dolcissime verità 2.
Da un lato| come altri ha detto| per mezzo del magistero della cattolica fede| monta ad Isaia ed a Mosè| e dall'altro| per via di Virgilio ad Omero. Come le arti sparpagliate si riunirono nella cattedrale| così le lettere scompigliate si unirono nella dantesca epopea | che dalle angustie omeriche uscì alla grandezza della sua origine. Abbraccia ogni genere d'eloquenza e di poesia | e imita il gran mondo della natura ; onde invece di restringersi dentro i termini d'un tempo e d' un luogo | va dilungandosi per tutti i paesi e tutte le età| e corso il giro delle cose terrene| e bevuta tutta la vena del bello| si leva al sublime| ponendosi alle prove di ritrarre l'immenso | Y eterno e l'infinito. Comprende il vizio e la virtù| il dolore e l'allegrezza| le tenebre e la luce| la filosofia e la religione| l'Italia e l'universo | il passato e il futuro | il tempo e l'eternità. Ne' modi della lingua trasandò più che altro fiorentino| le guise particolari| che più hanno del natio e del significato fra il volgo della città e del contado di Firenze| e fece uso| a modo che Omero| delle voci e maniere di qualunque parlare d'Italia. Nello stile non prende la volta co'latini| come quel di Certaldo | ma seguita il modo| che più ha della sostanza de' concetti e delle immagini ; di guisa che gli aitimi volgari manco si sforzano a rendere lor proprio il divino poema| che qualsivoglia altra opera de' nostri
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