Omaggio a Dante Alighieri di
temporale del romano ponteficI* 2 I Itorno al tempo clie Enea capitò di Troia in Italia a stabilirvi in origine l'imperio e la città di Roma| fu la nascita di David| della cui discendenza venne la Femina| ottima di tutte le altre| la bellezza e l'onore dell'umana generazione| Maria; la Virga e il Fiore| che dalla radice di Jpsse| padre di David| sali| come avea predetto Isaia; nel seno mondissimo e purissimo della quale s'incarnò il Figliuolo di Dio| allorché alla voce d'un solo principe tutto ii mondo ubbidiva. Per la qual cosa va in altissime maraviglie della sapienza di Dio| che ad un'ora| per la sua venuta| in Siria e in Italia tanto tempo innanzi si preparò| e dà delle stoltissime e vilissime bestie e de' maledetti a que'| che presumono di parlare contro a nostra fede| e a chi lor crede. Finalmente chiama santa la città di Roma| sante le mura sue| e le pietre che vi stanno| degne di riverenza| e degno il suolo oltre ogni detto| eziandio per le virtù degli antichi cittadini| onde s'ingrandì di luogo e d'imperio 7| pe'quali fu per divino provvedimento ordinata ad essere la sedia del pontefice.
Secondo che è detto nel capo quinto del trattato quarto| ed in altri del convito| dove l'Alighieri pone| come in seme| i suoi intendimenti e i disegni| che fa poi germogliare| e gì'incarna d'immagini e-d'ar- " gomenti nel poema e nella monarchia| e sono d'un imperatore sopra ad ogni principato e repubblica| potrebbe non 'so chi dire che| avendo egli chiamate degne di riverenza le mura| le pietre e'il suolo di Roma| per le virtù degli antichi cittadini| non si dee la santità del luogo a lei reputare per la sedia di san Pietro| e che al più si stimi fosse il poeta di credere che ella dovesse così| com' e capo di tutta la cristianità| essere
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