Omaggio a Dante Alighieri di
Ì I \ dante mostrato paladino ISella monarchiaanche d'un impero universale alla civile| e però dovere stare dentro quelle sante mura il papa e l'imperatore.
Potrebbesi questo nodo recidere col rispondere che il Convito fu principiato e lasciato da canto| prima chc avesse incominciato a mettere le mani al poema collo stile del volgare| e che però a questo| e non a quello e mestieri che si ponga mente.' Ma io non starei contento a sì fatta risposta; perocché ridurrebbe il sommo poeta e filosofo in contradizione. Di che ora piuttosto rispondo che| dove si volesse la santità del luogo del poema riputare a Cesare e agli antichi cittadini| con-durrebbesi il poeta ad un modo nuovo d'argomentare| come a dire che sì l'imperio dei romani| e sì Roma furono stabiliti per Roma del romano popolo e imperatore ; modo che non bene starebbe a buon poeta ; il quale ha così bisogno dell' acuto intendimento del buon loico| per giudicare delle cose e persone| secondo la natura loro| come il loico della fantasia del poeta| per immaginare la vastità d'una scienza| e saperla distendere ; ed era l'Alighieri l'uno e l'altro. Nè sarebbe-gli stato di mestieri il farla da maestro a Virgilio| maestro suo| correggendogli a quel modo la pagana proposizione dell'Eneide| e rifacendogliela| secondo cattolico. Rimane adunque che il sommo filosofo e poeta mostrò| nel detto secondo canto| che sì l'imperio| come Roma| volendo dire la verità| furono per divino provvedimento apparecchiati| acciocché questa poi fosse la città del successore del maggior Piero| donde per l'imperio più facilmente la Chiesa venisse a distendersi per tutto il mondo 8.
Dal sesto canto ora del paradiso quasi angiolo discende a difendere la podestà del vicario di Cristo |
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