Omaggio a Dante Alighieri di
temporale del romano ponteficI* 2 I Isignore del patrimonio della Chiesa. Colassù nel ciel di Mercurio| dove gli discorre Beatrice delle cose d'altissima teologia| col linguaggio dell'angiolo delle scuole| ripose Giustiniano imperatore. Il quale| rispondendo al poeta| gli dice che Costantino volse l'aquila romana| eli'ci chiama uccel di Dio| a ritroso del corso del cielo| clic è d'oriente in occidente| avendo trasferito l'imperiai sedia a Bisanzio| donde sotto l'ombra delle sacre ali governò il mondo; come quivi alle sue mani ella pervenne| e come egli| prima di mandare ad effetto il disegno di raccogliere le leggi sparte| sentiva di scemo nella fede con Eutichete. Ma come ebbe creduto alle parole del benedetto Agapito| sommo pastore| che lo dirizzò alla fede sincera| e però come si mise a camminar colla Chiesa| diè di mano all' alto lavoro 9. Si fa indi a parlare di Roma e della gloria del suo imperio da principio sino a Carlo magno| passando| come ape di fiore in fiore| per tutti i sommi punti della romana istoria per cotal guisa| che nè più chiaramente si può| nè meglio poeticamente| seguitando i rapidi voli dell' aquila con uno stile di poesia| che non manco vola. Ma com'è arrivato a Tiberio| dice che il sagrosanto segno| secondochè pur chiama V aquila| fu sì glorioso nel terzo Cesare| che quello avea fatto negli altri imperatori | intendendo sanamente| si fu poco e scuro; imperocché Ponzio Pilato| governatore per lui della Giudea| lasciò che Gesù Cristo in mano degli ebrei| morendo di croce| e compiendosi di questa via le profezie| placasse col proprio sangue l'eterno Padre| e tutto il genere umano fosse riscattato. Gli replicò poi| acciocché più si maravigliasse della gloria dell'aquila| che ella volò con Tito a fare agli ebrei scontare il
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