Omaggio a Dante Alighieri di
TEMPORALE DEL ROMANO PONTEFICI* 2 I ICAPITOLO SECONDO
vuol dante ciie la podestà' sopra tutti i consoli ed i renel civile stia nelle mani d'un imperatore.
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Era in credenza presso de'Guelfi che non solamente il Pontefice fosse| com'è e dee essere| libero signore del patrimonio della Chiesa| ma eziandio che l'Italia| in concordia o di repubbliche o di signorie| divenisse per lui al tutto libera dagli imperatori ; onde la parte| che tenevano co'pontefici| era| come ora dicesi| nazionale. E più avanti procedendo| sostenevano che il pontefice fosse pur nel civile sopra tutti i principi ed i consoli; sì perchè egli è vicario di Colui| che è Re de're| e Signore delle dominazioni| e sì perchè Costantino avea lasciato a papa Silvestro i diritti del romano imperio nelle parti almanco d'occidente; onde poi Leone terzo li fece valere nella persona di Carlo Magno| creandolo imperatore de' romani. Dall'altra parte i ghibellini volevano che l'Italia| senza togliere al pontefice la signoria delle sue terre| venisse agli accordi per opera degl'imperatori. L'Alighieri però| quantunque volesse che in questo mettesse Cesare le mani| voleva che ce le mettesse anche il pontefice. Nell'epistola a'cardinali italiani a conclave in Carpentras per eleggere il papa| se da un lato parla dell' imperatore per mettere in assetto le cose d'Italia| dall'altro con argomenti| che forte dovevano andare in cuore a que'cardinali| gli stringeva ad eleggere un papa italiano che sapesse e potesse uscire della schiavitù di Francia| riportando a Roma| da lui chiamata città della sposa di Cristo| la cattedra di san Pietro|
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