Omaggio a Dante Alighieri di
Ì I \ DANTE MOSTRATO PALADINO ISELLA MONARCHIAc chiamati i pontefici non solamente pastori e principi di tutta la Chiesa| ma e capi legittimi della nazione italiana 27. E mentre che pensava dell'imperatore| la mente non gli si ristringeva all'Italia| ma andavagli per tutto il mondo| $ non menava buono a'guelfi che egli dipendesse nel civile da'pontefìci| quantunque da loro risuscitato in Carlo Magno. Di che poi distese il trattato della monarchia| che divise in tre libri| secondo tre dubbi| che si mosse| dubitando primamente e domandando se ella è al ben essere del mondo necessaria ; di poi se il romano popolo ragionevolmente si attribuì l'ufficio della monarchia| e finalmente se l'autorità della monarchia dipende senza mezzo da Dio| 0 da alcuno ministro suo| ovvero vicario 28.
Ed ecco appunto che ora mettesi| più da alquanti moderni| in campo Costantino| ed e'non pare a Brunone un'idea| interpolando a loro voglia le parole| che di lui dice l'Alighieri| non per combattere contro di Massenzio| ma della temporale signoria sopra il sacro patrimonio de'successori di san Silvestro| dal quale ricevette la fedo della croce| che gli apparve in cielo. Dall'aver detto| a modo di chi dà in accenti di dolore| che non la conversione di Costantino| ma quella dote| che da lui ricevette Silvestro Papa| fu madre di tanto male *9| ne tirano di conseguenza che Dante fu inimico del temporale principato| che i pontefici hanno delle loro terre. Di questo ei non parla| ma dell'imperiale podestà| che i guelfi dicevano si fosse nella' persona di Silvestro lasciata in dote e in.eredità da Costantino nelle parti occidentali. Se non contro di questa| ma dell'altra podestà fosse uscito in invettive| bisognava| 0 che nò anche avesse nominato Matilda| di cui fece bello il pa-
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