Omaggio a Dante Alighieri di
TEMPORALE DEL ROMANO PONTEFICI* 2 I Ida Dio; e voleva nel detto capitolo provare| coli' argomento già recato in mezzo e con altri| che non poteva Costantino concedere al pontefice nissuna parte dell' autorità imperatoria| per venire alla conclusione contro un altro argomento de' guelfi| e stava nel fatto di Adriano papa| il quale chiamò in soccorso di se e della Chiesa Carlo magno| a cui fu data la dignità dell'imperio| non ostante che Michele fosse in Costantinopoli imperatore. Il perchè dicevano che tutti quelli| che indi furono imperatori romani| erano avvocati della Chiesa| e dovevano da lei esser chiamati; onde ne seguiva ancoraché la podestà dell'imperatore dipendesse da quella del pontefice 35. I guelfi per una figura confacevole ancora al parlare domestico e insegnativo| prendevano il nome di Roma per la podestà imperiale| o per l'imperio; ed in cotal significato lo prende anche Dante in questo luogo argomentando contro di loro; perocché è intento a provare| com'è detto| che Costantino non poteva dividere l'imperiale podestà; e perchè non vuol esser in contradizione con quello che ebbe detto a Virgilio| che cioè sì l'imperio e sì Roma| rifacendogli la proposizione dell'Eneide| furono stabiliti per la sedia del principe degli apostoli.
Essendo adunque falso l'antecedente dell'argomento che pochi moderni pongono sulla dote di Costantino biasimata dal poeta| condotti nell' inganno dal non vedere la differenza| che ei fa tra la signoria dèi pontefice sopra del patrimonio della Chiesa| e la imperatoria; conviene che pecchi pure di falsità il conseguente| che ne tirano contro la podestà de' papi come liberi signori delle loro terre e città.
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