Omaggio a Dante Alighieri di
Ì I \ DANTE MOSTRATO PALADINO ISELLA MONARCHIAc che dall' altra parte uno de' principali fini della riforma luterana si fu di rubare la Chiesa ed i cattolici de'propri beni| perchè se ne togliesse colle sue donne una satolla chi più ebbe gridato e si affaticò di brighe e di calunnie per trarre le plebi in eretica pravità| e perchè si riempisse il pubblico erario messo al fondo per lunghe e cainc guerre. Il mio còmpito ora è di mostrare che| posta anche l'avarizia in que' pontefici| non viene da questo che Dante fosse inimico della loro temporal signoria. Nel sesto canto del paradiso| come Giustiniano ha messo fine al commendar 1' aquila imperiale de'suoi alti e larghi voli| fa che la dia addosso tanto a'guelfi| quanto| se non più| a'ghibellini| i quali dipartivano la giustizia dall' aquila| e appropiandosela| come avea detto innanzi| ne facevano segno e strumento d'iniquità 47. E poi nel decimo settimo da Cac-ciaguida| suo avolo| si fa predire quel che nell'esilio sarebbegli accaduto di più amaro| ma che più avreb-belo gravato la compagnia degli esuli ghibellini| alla quale dà della matta| dell'empia e di bestialità; il perchè sarebbegli stato bello farsi parte da sè stesso 48. Orsù| come non potrebbesi da questo ricavare che Dante parlasse contro il governo del suo imperatore ; così adunque nè da quello pure| che dice dell' avarizia e di altro de'pontefici| si può in nissun modo argomentare che egli non volesse in-loro il principato sulle città del sacro patrimonio. Egli è ancora da avvertire che in persona di Giustiniano vitupera i ghibellini colà| dove subito prima ha renduto onore e gloria all'aquila in Carlo magno| perchè venne in soccorso della Chiesa| a cui il longobardo diè di dente.
| |
Chiesa Dante Giustiniano Cac-ciaguida Dante Giustiniano Carlo Chiesa
|