Omaggio a Dante Alighieri di
Ì I \ DANTE MOSTRATO PALADINO ISELLA MONARCHIAi conti loro| e fatto in Italia il nido all'aquila imperiale. Laddove col suo rifiuto diede luogo a Bonifazio; a cui nella grandezza d'animo| nella magnificenza| nella facondia| negli accorgimenti di mettere gli uomini più degni agli offici| nella scienza de'canoni54 pochi stettero del pari| e fu sì forte inimico de'ghibellini| che guastò| il più che potè| tutti i fatti loro.
Dante Alighieri nato di guelfo| guelfo crebbe e negli amori di quella sua parte fece il disegno del poema. Avendo poi dato non pertanto nelle parti de'bianchi| i quali molto alla genia ghibellina si accostarono| ebbe con esso loro il bando dalla patria| e si trasformò in ghibellino; non però sì fattamente| che non gridasse la croce a'ghibellini del voler tirare a loro prò le faccende dell'impero e volgerle in argomento di male arti| e non di rado di defitti: ondechè volle piuttosto| come fecesi profetizzare dal suo avolo| e dice che gli fu bello far parte da sè. Ed era di cotal tempera| che non serbava modo| nè misura sì nell'odio| come nell'amore di parte| e non mai gli se ne cancellavano le specie in quel suo animo di diamante. Per la qual cosa molti sono in bellissima luce e figura nel poema i personaggi di parte guelfa| che gli erano rimasti in seno; come dall'altro canto non poche le vestigia| che vi lasciò stampate a fuoco d'ira ghibellina. Quel Niccolò degli Orsini| che mise in uno de'pozzetti colle gambe in aria| fu pontefice quando il poeta era tuttavia giovine| e gli amori di guelfo gli venivano crescendo con quello di Beatrice. Ora perchè Niccolò d'animo alto e virtuoso| nel breve suo pontificato levò la dignità di senatore a Carlo d'Angiò| che in Roma sotto quel titolo tiranneggiava| come altrove sotto altri| e però facendo un passo contro di Carlo|
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