Omaggio a Dante Alighieri di
TEMPORALE DEL ROMANO PONTEFICI* 2 I Iil fecc eziandio contro l'utile e le speranze dc'guclfi| e le specie giovanili e guelfe di Dante| costui| quantunque divenuto ghibellino| mimicissimo de' reali di Francia| vitupera e gastiga Niccolò| e per ferirlo più acerbamente il morde d'ironia. Come adunque allora per cotal fatto| e colle specie nell'animo contro a Niccolò| alle quali poi diede sfogo| non potevagli come guelfo andare per la mente di volerlo spodestare del patrimonio della Chiesa; così dall'infierire poi da ghibellino contro di Bonifazio e di altri pontefici non seguita che ci volesse spogliarli de'beni e delle città del sacro principato; ma solamente che se la pigliava con loro| perchè gli tarpavano le ah all' aquila imperiale| come da guelfo se la prese con Niccolò| solo perchè fecesi inimico d'uno de'reali di Francia| che le arrestavano i voli.
Successe a Bonifazio| appresso pochi dì| Benedetto XI dell'ordine de'predicatori| d'umil nascita| di molto benigno animo e di dolci virtù. Fatta pace eo'Colon-ncsi| mandò paciere a Firenze| focolare di discordie| il cardinale d'Ostia| Niccolò da Prato| aneh'egli domenicano| di piccolo parentado| di stirpe ghibellina| molto savio| di senno naturale e di dottrina| d'onesti sembianti e di belle maniere| e fu ricevuto co'rami d'olivo| e fatte gli furono le feste grandi. Ma per false parole e brighe di coloro| che avevano l'animo eontra del papa| e amavano di pescar ne' torbidi| le cose andarono in rovina. Laonde il cardinale| non ascoltato in Pistoia e cacciato di Prato| sua patria| come ebbe fatto ritorno in Firenze| disse che| poiché non volevano aver nè riposo| nè pace tra loro| e ubbidire al messo del vicario di Dio| rimanessero eolla maledizione del cielo e eon quella di santa Chiesa| e incontanente partì. Orbene|
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