Omaggio a Dante Alighieri di
Ì I \ DANTE MOSTRATO PALADINO ISELLA MONARCHIAclie qualunque ruba quella pianta| ovvero quella schianta| di fatto offende Dio con bestemmia| il quale santa all' uso suo ebbela creata ; imperocché i pomi| chc produceva| non erano | come dice sant'Agostino| mali in se| ma divennero malvagi negli effetti per la disubbidienza; ond'è che 1' albero in se era santo| avendolo Dio creato a prova di ubbidienza| e ond'è pure che chiunque dà sfogo a quello| che tutti si ha di Adamo| e peccando in disubbidienza| crede di farsi pari a Dio| come Adamo credette| come lui lo bestemmia. Più bello c che Brunone dice che ruba la pianta chi rapisce il carro| e la schianta chi attenta all' autorità imperiale ; che rubare accenna ad un accessorio| e schiantare risguarda la sostanza. Per lo che si vede clic la Chiesa è nell'impero| da Dio postavi non per l'abbassamento| ma per la felicità e perfezione di quello. Ma Dante soggiunse tostamente che per morder quella| Adamo| o| com'ei dice| l'anima prima| cinquemil'anni e più in pena e in desio bramò Colui| che punì il morso in se medesimo. Secondo Brunone adunque l'anima prima avrebbe rubata| e schiantata la pianta| rapito cioè il carro| o attentato all'autorità imperiale| e un cinque di mil'anni in pena e desio bramato avrebbe Cristo Signore| perchè la Chiesa fosse da lui posta nell'imperio 59.
Séguita appresso a dire Beatrice al poeta che egli è bene d'animo addormentato| se non vede la singolare cagione delle anzidette cose ; che egli è bene acqua d'Elsa| fiume di toscana| dove qualunque cosa venga immersa| impietrisce| ricopresi cioè d'un tartaro petrigno; che è un Piramo| del cui sangue i frutti della gelsa | sotto la quale morì| si fecero di colore
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