Omaggio a Dante Alighieri di
TEMPORALE DEL ROMANO PONTEFICI* 2 I Ioscuro. Se Beatrice intendeva| come Brunone| l'esser tanto alta la pianta| e tanto larga e travolta nella chioma non volesse significare il peccato d'origine| ma l'origine divina della romana monarchia e il destinatole ingrandimento col tempo per tutto il mondo| e che tutto il male seguitava dal farla i pontefici in quel modo che Dante voleva la facesse un imperatore sopra a tutte le repubbliche ed i reami ; prima di tutto ne qui pure ò ombra di cosa contro la temporal signoria| che è ne' papi sulle città del sacro patrimonio| ma contro dell'imperatoria| che i guelfi dicevano che bene stava ne' pontefici| per ridurre ad uno per concordia di parti l'Italia e tutti i civili consorzi della terra| e che Dante voleva P avesse un imperatore| che fosse maggiore di tutti i principi e i consoli per tenerli a pace| senza però togliersi i reami loro e le repubbliche. Il che non soltanto è palese nel capo secondo del primo libro della sua monarchia| ma e nel-Pepistola a'principi e signori d'Italia| dove dice che la miserella più non piangesse| ma si rallegrasse| perchè| già veniva alle sue nozze l'ottimo Arrigo| e scongiurava tutti che si svegliassero e si levassero a fare al sire le riverenze| a lui riserbati non solo ad imperio| ma come gente franca a libero reggimento 60.
Secondamente non sarebbe stato di bisogno| non dico gli desse dell1 addormentato| e| che e più| dell'acqua d'Elsa e del Piramo al gelso; da poiché egli voleva che fosseci un imperatore alla romana. Al che intese con esso tutti gli spiriti del più svegliato indegno ed a maniera di sillogismi ne' tre libri della monarchia| che è uno scheletro tutto ossa e nervi| a cui aveva dato polpa e colore in più parti del poema. Sa-
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