Omaggio a Dante Alighieri di
Ì I \ DANTE MOSTRATO PALADINO ISELLA MONARCHIArebbe egli adunque fuor di luogo il dubitare non forse avesselo tanto acerbamente rimproverato| perchè| morta lei| che lo accendeva d'illibati amori| abbandonò la parte guelfa| e seguitò la ghibellina? Ma e piuttosto da credere che Beatrice avessegli fatti cotali rimproveri| perchè| quando ella| che scorgevalo a virtù| di carne era salita a spirito| egli cedendo al peso| che di quel d'Adamo aveva addosso| si ravvolse tra il sale infatuato della terra| onde fu degno d'essere cacciato fuora e pesto dagli uomini. I colpi di strale contro di lui in questo trentesimo canto bene appunto concordano colle amare punture del trentunesimo| dove di somiglianti cose gli dice| ed ei piangendo confessa che| tosto che gli si nascose il viso di lei| i beni di quaggiù col falso lor piacere gli volsero i passi.
Ecco ora che dalla cima dell' albero| più veloce che di saetta folgore| discende l'uccel di Giove| rompendo della scorza| non che de' fiori e delle foglie| onde erasi rivestito| e sì ferisce il carro| che ei piega come nave in fortuna. Ed ecco eziandio| che una volpe digiuna d'ogni buon pasto| si avventa alla cassa del carro trionfale ; ma Beatrice| riprendendola di laide colpe| la volge in tanta fuga quanto soffrono le sue ossa spolpate. L'aquila poscia| per indi| onde prima venne| cala giù nel? arca del carro| ' lasciandola di sè pennuta| e come esce di cuore che fa i rammarichi| tal voce odesi dal cielo| e dice: o navicella mia come sei mal gravata. Vuole anche Brunone che l'aquila| che ha dato la prima volta sì forte d'impeto nel carro| immagine tolta da Ezechiele| significhi i romani imperatori| che di martirio perseguitarono la Chiesa| e che per la volpe si possano intendere gli eresiarchi| i quali fecero guerra
| |
Beatrice Adamo Giove Beatrice Brunone Ezechiele Chiesa
|