Omaggio a Dante Alighieri di
TEMPORALE DEL ROMANO PONTEFICI* 2 I Ine facciano giusta stima| come di quelle| che vanno molto fuori del vero | imitando la vespa| chc lascia dal pungiglione colare giù sopra le ferite una goccia del mele| che nella sua bocca si fa veleno. Ma e più bello che i pochi preti| i quali fanno ora comunella cogli spogliatoio della Chiesa| domandano per arricchirsene i suoi beni più preziosi| e di quelli più hanno gola| al cui frutto e officio è unito maggior lustro e dignità.
Bertrando d'Agoust| arcivescovo di Bordella| indi Clemente quinto| successore dì Benedetto XI traslatò la sedia pontificia in Avignone ; del che a tutti gì' italiani o guelfi o ghibellini pianse e lagrimò il cuore. L'Alighieri| il Petrarca e gli altri di que'dì chiamarono quella stanza de' pontefici| e non Roma| la cattività di Babilonia. Avvenne dopo quel tempo lo scisma d' occidente| onde| per cagione dell' antipapa| le dispute e le divisioni de' concili di Pisa e di Costanza| e donde| non meno che da altro| l'ereticale riforma| che dura tuttavia e separa tante preziose membra del sacro corpo della cristianità. Alquanti scrittori danno la colpa di questi mali a'pontefici| che fecero la traslazione della cattedra di san Pietro lungi da Roma| aspersa e comprata col suo sangue| ed hanno per iscusata l'ira dell'Alighieri. Ed altri oggidì prendono da questo occasione per riprendere i papi di poco a-more | anzi d'inimicizie inverso l'Italia. Ma ella è piena e bella da un capo all'altro di monumenti| di città| che mostrano il prò| che le han fatto i pentefici| e di pubbliche e venerande istorie delle glorie guelfe| le quali dicono a chi li vilipende| che mente per la gola. Il tirare ad altri papi le parole| che all' Alighieri dettò l'ira di quella traslazione| massime a' dì nostri| che ne
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