Omaggio a Dante Alighieri di
TEMPORALE DEL llOMANCf PONTEFICE 213
l'arte di quell'antico serpente| clic era| come dice la scrittura astutissimo di dare a bere bel bello il veleno a' giovani studiosi| facili ad essere condotti a seduzioni. Co'più belli sembianti del mondo di voler fare gran bene alla Chiesa| scaricandola della soma della tcinporal signoria| danno ad intendere che la selva oscura| ove il poeta si fu ritrovato| e dove la diritta via era smarrita 65| significa la corruzione| i vizi del secolo c spezialmente di Firenze| divenuta più che abitazione di uomini| nido di bestie| e che di tutto ci aveva colpa la parte guelfa| e il temporal principato de'papi| cagione massima della rovina d'Italia. Da'primi tre versi alla quarta terzina venendo| nella quale confessa il poeta che non sa ridire come entrò nella selva| tant'era pieno di sonno quando la verace via da lui fu abbandonata 66| si comenta che egli pure fece parte della selva| avendo seguitato la parte guelfa| e dato in una certa licenza per effetto del cattivo reggimento sì temporale| come spirituale. Per la lonza poi| una delle tre bestie| che si opposero alla salita di Dante sid dilettoso monte| e che avevano generata la selva e la mantenevano| in-tendesi l'invidia e la lussuria; per il leone dalla testa alta la superbia| o la rabbiosa fame di dominazione| e per la lupa magra e bramosa sempre di pasto| l'avarizia 67. Dalle generali si viene alle particolari| c dicesi che la lonza leggiera| presta e di pel macolato è figura dell'invidiosa Firenze| di facile levatura e partita in bianchi e neri: che il leone è della superba e ambiziosa casa di Francia| la quale signoreggiava anche in Napoli| e che la lupa è della curia papale. Da sezzo del primo canto dico Brunonc « Mi piace avvertire che nella dichiarazione della continuata allegoria| difficile invero e incertissima|
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