Omaggio a Dante Alighieri di
Ì I \ DANTE MOSTRATO PALADINO ISELLA MONARCHIAdell'imperio un regno di questo mondo| condannato da Gesù Cristo.
Dove il chiosatore più sparge e fa sentire il veleno dell' argomento| non di nascosto qual serpe sotto i fiori| ma alla libera e alla scoperta qual parlò a seduzione all' ombra dell' albero| si è colà dove mostra Marco in campo tra due soli 80| e tutti gli si rivolgono gli occhi d'una nuova razza di ghibellini| mentre gli fa prendere la volta come quegli| che mette in giuoco il palafreno| o piuttosto fa con suoi argomenti comparire e scomparire ciò che gli piace sotto agli occhi del volgo | chc trae volentieri al maravi-glioso. Non prenda Brunonc in mala parte queste parole e similitudini| solo testimonianze dell'animo doloroso del mal uso| che egli fa dell'ingegno e dell'erudizione| menando in falso per via di giri il massimo poeta nostro| a fine di condurre a perdersi ne'labe-rinti i giovanetti discepoli. L'un sole è il pontefice| e Y altro l'imperatore| e soltanto per questi due soli qui è posta la quistione della podestà da un lato delle somme chiavi| che sopra a tutta la Chiesa è ne' pontefici| e della podestà dall'altro| che nel civile Dante voleva in un imperatore su tutti i consoli ed i re. Come egli non avrebbe voluto che i pontefici mettessero le mani nelle cose dell' imperio universale| così punto non voleva che i re e gì' imperatori le ponessero nel governo della Chiesa. Per sole non poteva intendere gl' imperatori sino a Costantino| i quali costrinsero la Chiesa a nascondersi nelle catacombe sotto i loro piedi| e la perseguitarono di martirio| e furono da Dante rappresentati in figura dell'aquila| che la prima volta discendendo giù da' rami dell' albero| e
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