Omaggio a Dante Alighieri di
TEMPORALE DEL ROMANO PONTEFICI* 2 I Irompendone della scorza| non che dei fiori e delle foglie| diede di sì forte impeto nel carro| al quale dà pure il nome di navicella| che quasi lo fece traballare. Nè anche poteva intendere quegP imperatori germanici del sacro romano imperio| che volevano| come il quarto Arrigo| in mano 1' elezione del papa| e dare a' vescovi l'investitura al modo imperiale per avere in soggezione a loro posta la Chiesa. Se nelle penne| che l'aquila| volata la seconda volta giù dall' albero| lasciò in seno al carro| ebbe in animo di simboleggiare Costantino| che| secondo i guelfi| avea lasciato alla Chiesa la podestà imperatoria nelle parti almanco occidentali | si può sanamente vedere ne' detti imperatori il figurato delle penne| quando allargandosi per il carro| ricuoprirono di sè l'una e l'altra ruota ed anche il timone| per dare ad intendere che eglino la volevano governare a loro voglia| ed in loro l'un sole| ovvero la imperatoria podestà| spegneva l'altro| ovvero l'autorità pontificia ; come non avrebbe voluto | allorché diede in ghibellino| che nè anche i papi l'avessero fatta da imperatori| e non già da signori del piccolo e temporale principato. Qual imperatore intendeva egli adunque per sole da Costantino in poi? Carlo Magno e un somigliante a lui| che di patrimonio soccorse la Chiesa contro il dente Longobardo| e nel quale però nel sesto canto del paradiso| com' è detto| commendò di giustizia per bocca di Giustiniano| 1' aquila imperiale| e nel decimo ottavo lo mise tra' giusti nel ciel di Giove coli'alto Maccabeo| e con Orlando| Guglielmo| Rinoardo e Gotti frodi dalle belle prove a prò della Chiesa si.
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