Omaggio a Dante Alighieri di
Ì I \ DANTE MOSTRATO PALADINO ISELLA MONARCHIAMarco parla| e poiché ha detto che l'un sole ha spento V altro| dice ehe vuole intendere della spada giunta col pastorale| i quali due mal possono di viva forza stare in uno; da poiché giunti| l'un non teme l'altro; come si può vedere da' mali effetti| che ne seguitano| in quel modo che| ponendo mente alla spiga| vale a dire alla semenza| si conosce la qualità dell' erba ; sicché la Chiesa cade nel fango e sè stessa brutta e la soma 82. Queste parole di Marco sono ripetute dal campo de'ghibellini di nuova genia con accenti d'ira| e orribili favelle contro il temporal principato del sommo pastore della Chiesa| e sì forte poi crescono a suon di mani| che pare un inferno| quando Dante vien dicendo a Marco che bene argomenta| e che ora anch' egli ben discerne perchè i figliuoli di Levi| capo e padre della tribù sacerdotale| furono e-senti dal retaggio 83. Di presente alle grida e alle bestemmie de'nuovi ghibellini| a nome di Dante| succede il silenzio| perchè Marco allato a lui fa il viso dell'arme contro di loro| e così risponde: io ho detto
10 che nelle terre| che Adige e Po bagna| stavano una volta di casa il valore la cortesia; ma ora| po-sciachè il Barbarossa ed il secondo Federigo hanno avute brighe colla Chiesa| chi non volesse colà passare per vergogna di farsi incontro ad uomini da bene| vadavi pure sicuramente ; chè adesso tutto quel paese sì di buoni è vuoto| che soli tre vecchi vi ha| in cui l'antica età rampogna la nuova| e lor tarda che Dio
11 riponga a miglior vita| Currado da Palazzo| Guido da Castello e il buon Gherardo 84. Se adunque| domandato del perchè il mondo è diserto d'ogni virtù| e gravido d'ogni malizia s5| ho risposto perchè il papa
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