Omaggio a Dante Alighieri di
TEMPORALE DEL ROMANO PONTEFICI* 2 I Iconfonde in sč due reggimenti| ed lia unita la spada col pastorale| non ho voluto parlare contro la sua tem-poral signoria| per non far l'effetto maggiore della cagione. La cosa a questo tornerebbe che intanto sono al mondo paganie e scismi| scuole d'eretica pravitą| e officine di bestemmie e d'incredulitą| onde esce un fumo| che fa perder di vista il cielo| e spande le tenebre sopra la terra| dove gli uomini si danno di cozzo l'un l'altro come gli atomi per la mente d' Epicuro nella notte del caos| onde qua scompigli| lą ire| guerre e carnificine| e si puņ dire che in tutta la terra cova sotto un fuoco| il quale minaccia di scoppiare e mandare in faville il mondo| solo perchč il pontefice| padre di tutta la cattolica famiglia| siede di giustizia principe in Roma | e tien fermo a' diritti sul resto delle terre e cittą del patrimonio della Chiesa. Chi di questo modo interpretasse la mia risposta| farebbemi somigliante a quel contadino| non mi ricorda se della Beozia| il quale voleva chiuder la fonte| che inaffiava i campi e le prata| e delle cui dolci| chiare e fresche acque si abbeveravano le greggie della valle| temendo non facesse tanto crescere il mare in fortuna| che annegasse tutta la Grecia.
Chi dall'essere stati i figliuoli di Levi esenti dal retaggio prendesse argomento contro la temporal signoria de' papi| darebbe del soro all' Alighieri ; ma soro egli che mostrerebbe d'ignorare che Dante | studioso com' era della scrittura e della scienza de' padri| certamente sapeva che il sommo sacerdote con tutta la tribł levitica aveva cittą con esso prata e campi ben pił di quelle del patrimonio di san Pietro. Disse per altro che discerneva perchč furono i figliuoli di Levi
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