Omaggio a Dante Alighieri di
TEMPORALE DEL ROMANO PONTEFICE 257
bito porto correa. Oli ! ineffabile e incomprensibile sapienza di Dio| clic a un' ora per la tua venuta in Siria | suso e qua in Italia tanto dinanzi ti preparasti. Ed oh! istoltissimc e vilissirne bestiole? chc a guisa d'uomo vi pascete| chc presumete contro a nostra fede parlare| e volete sapere| filando e zappando| ciò| che Dio con tanta prudenza ha ordinalo. Maledetti siate voi e la vostra presunzione| e chi a voi crede ».
« Perchè più chiedere non si dee a vedere chc speziai nascimento e speziai processo da Dio pensato e ordinato fosse quello della santa città. E certo sono di ferma opinione che le pietre | che nelle mura sue stanno| siano degne di riverenzia| e il suolo| dove ella siede| sia degno oltre quello | che per li uomini e predicato e provato ».
8 « Nam Aencas fato| id est providentia divina| de Troia ad creanduin iinperium romanuin et civitatem roma nani | quae para-batur prò loco sanctae inatris Ecclesiae militanlis Christi in Italiani venit . . . Roma divinitus creata et aucta fuit| ut locus Imperii et Ecclesiae Dei militantis esset ». Pelvi Jllegherii| super Dantis ipsins genitoris Comoediam| Commentarium. Florentiae 1845|pag. 53 — 36.
« In te| o alma città| o reverendissima Roma| la quale egualmente ponesti il tuo signoril giogo sopra gl' indomiti colli| tu sola permanendone vera donna| siccome degno luogo della cattedral sede de' successori di Cefas ». Giov. Bocc.
9 Parad. vi 1.
Posciache Costantin P aquila volseContra il corso del ciel| eh' ella seguio Dietro all' antico| che Lavina tolse| Cento e cent' anni e più 1' uccel di Dio Nello estremo d' Europa si ritenne| Vicino a'monti| de'quai prima uscio j E sotto 1' ombra delle sacre penne
Governò il mondo 11 di mano in mano| E| sì cangiando| in sulla mia pervenne. Cesare fui| e son Giustiniano|
Chc| per voler del primo Amor| eh' io sento| D' entro alle leggi trassi il troppo e il vano. E prima ch'io all'opra fossi attento|
Una natura in Cristo esser| non pi uè| Credeva| e di tal fede era contento j Ma il benedetto Agapito| che fu eSommo pastore| alla fede sincera Mi dirizzò con le parole sue.
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