Omaggio a Dante Alighieri di
Ì I \ DANTE MOSTRATO PALADINO ISELLA MONARCHIAIo gli credetti| e ciò| che suo dir era| Veggio ora chiaro| sì come tu vedi Ogni contraddizione e falsa e vera.
Tosto che con la Chiesa mossi i piedi| A. Dio per grazia piacque di spirarmi L' alto lavoro| e tutto in lui mi diedi.
10 Cant. cit. 82.
Ma ciò| che il segno| che parlar mi face| Fatto avea prima| e poi era fatturo| Per lo regno mortai| eh* a lui soggiace|
Diventa in apparenza poco e scuroSe in mano al terzo Cesare si mira Con occhio chiaro c con affetto puro ;
Che la viva Giustizia| che mi spira ¥|
Gli concedette| in mano a quel eh' io dico| Gloria di far vendetta alla sua ira.
Or qui t' ammira in ciò| eh' io ti replico : Poscia con Tito a far vendetta corse Della vendetta del peccato antico.
E quando il dente longobardo morse La santa Chiesa| sotto alle sue ali Carlo Magno| vincendo| la soccorse.
11 Parad. v 103.
Sì vid' io ben più di mille splendoriTrarsi ver noi| ed in ciascun s' udia : Ecco chi crescerà li nostri amori.
E sì come ciascuno a noi venia|
Yedeasi 1' ombra piena di letizia Nel fulgor chiaro| che di lei uscia.
Ivi 127.
Ma non so chi tu sei| nè perchè aggi| Anima degna| il grado della spera| Che si vela a' mortai con gli altrui raggi.
Questo diss' io diritto alla lumiera|
Che pria m* avea parlato| ond'ella fessi Lucente più assai di quel eh' eli' era.
12 Gabr. Rossetti. Disquisizioni sullo spirito ant. pag. 98| 201.
13 Inf. li 139.
* Con questo terzetto ha rispondenza il capo u del libro u della Monarchia j e con questi e gli altri versi del canto della gloria dell' aquila romana 1' ha il capo v del trattato iv del Convito.
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