Omaggio a Dante Alighieri di
Ì I \ DANTE MOSTRATO PALADINO ISELLA MONARCHIAQueste parole m' erari sì piaciute|
Ch'i'mi. trassi oltre per aver contezza Di quello spirto| onde parean venute.
Purg. xx 109.
Del folle Acam ciascun poi si ricorda Come furò le spoglie| sì che 1* ira Di Iosuè qui par che ancor lo morda.
Indi accusiam col marito Safira:
Lodiamo i calci ch'ebbe Eliodoro. Ivi 16.
Noi andavam co' passi lenti e scarsi|
Ed io attento all' ombre ch'i' sentia Pietosamente pianger e lagnarsi :
E per ventura udì' : Dolce Maria :
Dinanzi a noi chiamar così nel pianto Come fa donna| che in partorir sia ;
E seguitar : povera fosti tanto^Quanto veder si può per quell' ospizio| Ove sponesti il tuo Portato santo.
Cant. cit. 31.
Esso parlava ancor della larghezza Che fece Niccolao alle pulcelle| Per condurre ad onor lor giovinezza. Ivi 61.
Mentre che la gran dote provenzaleAl sangue mio non tolse la vergogna| Poco valea| ma pur non facea male.
Lì cominciò con forza e con menzognaLa sua rapina ; e poscia| per ammenda| Ponti e Normandia prese| e Guascogna.
Carlo venne in Italia| e per ammenda| Vittima fc di Curradino 5 e poi Ripinse al ciel Tommaso| per ammenda.
Purg. xxviii 121.
L' acqua| che vedi non surge di vena| Che ristori vapor| che gliel converta| Come fiume| ch'acquista| o perde lena;
Ma esce di fontana salda e certa ;
Che tanto dal voler di Dio riprende| Quant* ella versa da duo parli aperta.
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