Omaggio a Dante Alighieri di
27 G DANTE IN RAVENNAOh Dante mio ! quante sventure han colto L'anime nostre| — io tutto so : le tue Diserte case| e gli esulanti figli| E come invan della felice uliva Incoronato| o formidabil tosco| Pace pace al tuo popolo chiedevi| E quei ritrosi alle parole sante Precinto ti volean d'ispida fune| Quasi pentito| dimandar perdono. Maledetta per sempre maledetta L'ira che parte i cittadin fra loro| Insanguinando con 1' aitar le tombe !
Ma pur| se una città ti fu nemica|
N' hai compenso di mille| e ai generosi Patria è il mondo ed il Ciel ! ma il tuo buon Guido Perdè la figlia .... oh mia Francesca| oh fiore Di quest' anima spenta ! e tu| che gli occhi Chiuder dovevi al tuo misero- padre Al tuo buon padre| che coprì di rose La tua candida culla| ahi tu sparisti Ostia svenata per iniquo brando ! E alla parola del vegliardo in piedi Si rizzava il Poeta| e i suoi pennelli Tingea nella pietade| egli che sempre Del Signor nella grande ira li tinse ; E forse in quella impallidiva il foco Della Madonna| in aureo cerchio chiusa| E gemebondo dirompeva un vento Agitando le gelide vetriere; E desolatamente le sanguigne •Ali agitando un' anima apparia Col serto ancor delle sue gemme in fronte.
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