Omaggio a Dante Alighieri di
i 88 LA MENTE VERA DI DANTErata e nazionale| col cui soccorso Dante sperava di salire la vetta della conciliazione. E siccome le tre belve altro non sono sostanzialmente che il Nero guelfismo fazioso ed eccessivo | che mai non riempe la bramosa voglia| e che a molti animali o governi si ammoglia o collega| per tenere l'Italia disordinata e inferma; così nel Veltro è augurato l'Eroe non pendente a parte Nera nò Bianca| che però non ciberà terra | ma sapienza ed amore e virtute. E questo Giusto| che sarà italiano| caccerà non Roma| ma la belva della fazione per ogni villa| fin che l'avrà rimessa nell'inferno| là onde invidia dipar lilla.
Chiaro è pertanto| e conforme alla storia e alla sentenza dell'Alighieri| che nè Firenze nè Francia nè Roma eran da cacciarsi all' inferno | ma la fazione perturbatrice| figurata nelle tre belve| e prevalente in quelle tre potenze. E chiaro è per conseguente che nella lupa può accennarsi la fazione romana da correggersi| non il' potere temporale da sterminarsi nei papi| come parve al Dionisi ; e meno ancora la podestà spirituale| od un acerbo spirito antipapale| secondo la traccia di Ugo Foscolo | con nuove fantasie colorita da Gabriele Rossetti. Che se poi alle contese politiche saranno aggiunte le private cupidigie| si farà vie più manifesto che i fulmini della Divina Commedia mirano alle persone| e lasciano intatte le istituzioni. Leggiamo e quindi giudichiamo.
Più d' ogni altra pare diretta alla podestà temporale quest' invettiva:
Ahi| Costantin | di quanto mal fu matre Non la tua conversion ma quella dote Che da te prese il primo ricco patre ! (Inf. xix)
Eppure già le parole di quanto mal fu matre acceu-
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