Omaggio a Dante Alighieri di
DANTE E BONIFACIO Vili 295
Nč di que7 tristi un sol s'udrebbe| un soloTe chiamar di suo gregge archimandrita| 0 gloria del gentile italo suolo. No| perchč disdegnosa e troppo ardita
JTua voce uscisse contro a lui che avea La fronte del gran serto redimita| No| dentro dal tuo cor la fiamma reaChe in altra etā pių trista| ohimč ! divise Tante agne del Pastor| no non ardea. E se tua penna di velen s'intrise|
Non d'odio nacque l'ardimento atroce; Ma falso imaginar fu che il commise. Cagion del lungo parteggiar feroceDi nostra terra esser Colui credevi Cui desti biasmo a torto e mala voce. Perō dell' ira tua piombar sė grevi
Sul suo capo gli strali; e ben si parve Qual indomito duolo in cor chiudevi. Ma del tuo falso imaginar le larve Dileguate si furo allor| cred'io| Che la virtų di sua grand' alma apparve. Oh ! certo| allor che ad assalir quel pio Di sacrileghi sgherri un' orda impura Chiusa nell' armi a tradimento uscio; Allor che segno ad infernal congiuraTutta il buon Veglio a divorar fu tratto De' vili oltraggi la crudel mistura| Ed ei sereno e maestoso in atto
Soffrendo e perdonando alfėn soggiacque Vittima dell' orribile misfatto|
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