Omaggio a Dante Alighieri di
324 DANTE ALIGHIERImaggiore fra nostri poeti| salutiamo il maggiore avversario della sovranità temporale dei Papi.
Chi si fa a ragionare in tal modo| non si rende conto esatto delle aspirazioni dell'età di mezzo| correndo in quel volgare errore| che agli antichi assegna pensamenti moderni.
Quando l'impero romano cadde inverminito dai lunghi-vizii| due potenze se ne disputarono il retaggio; l'una immortale perchè rappresentante dello spirito| l'altra caduca perchè personificazione della materia; l'una sorta dalle dottrine del Golgota| 1' altra sgusciata dalle foreste del settentrione; l'una che volea' doma l'umanità colla spada| 1' altra chiamata ad appurarla ragionando al suo intelletto ed al suo cuore ; in una parola| il Cristianesimo ed i Barbari si disputarono il governo del mondo. La vittoria toccò al primo| ma le lotte pel • trionfo materiale perdurarono per lunga pezza. Così i partigiani della Chiesa (sotto il rispetto politico) e quelli dell'impero fecero sventolare il loro vessillo| e Guelfi si addimandaròno i primi| Ghibellini i secondi.
Ma i Ghibellini che volevano a| capo l'impero| ed i Guelfi che ogni speranza riposero nel pontificato civile| concepirono un' ordinamento sociale di natura diverso? Diverso| nei mezzi| sì| ma non mai nello scopo.
Le ricordanze dell' impero romano| erano tuttavia calde| e Roma antica non fa che una grande unità| che tutto abbrancò il mondo nelle sue spire : qual meraviglia che il medesimo pensiero trasmigrasse nella società cristiana ?
Arroge che l'unità si appresentava da ogni banda all'intelletto di quella robusta generazione| dalla filosofia| e dall' arte| dal Monos di Pitagora e dal simplex cium-
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