Omaggio a Dante Alighieri di
334 DANTE ALIGHIERIccsco Petrarca| ma il tenero cantor di Laura| vestiva il suo concetto coi colori della più affettuosa poesia| Egli non solo parla di Cesare con devozione ed entusiasmo| ma gli scrive| ma vola al suo incontro| in onta dei consigli del Boccaccio che gli grida: « Ti rimani| c non voler portar tra Sarmati il linguaggio delle Muse ».
Non così il mistico amante di Beatrice| che più riposatamente svolgeva la sua dottrina nel libro de Monarchia | il quale| giusta la sentenza del Carmignani che ne ragiona per disteso| deve tenersi in grandissimo onore| imperciocché « Sebbene non quanto la Divina Commedia famoso| ha diritto di farsi apprezzare| come parte di quella mente medesima da cui uscì in luce quel meraviglioso componimento 1 ».
Ma ne l'uno| ne V altro dei due grandi italiani almanaccarono l'unità di questa| o di quella nazione| c tanto meno V esautoramelo del Pontificato civile| come in prosieguo vedremo. A Dante è toccata la sorte che tocca d'ordinario ai grandi intelletti| ognuno a seconda delle sue passioni si piacque misurarlo colla propria stregua|
Mille trahit varios adverso sole colores:
così il Rossetti ce lo dipinse poco men che paterino| PAroux poc.o men che socialista. • Ma viva Dio! il poeta che pose fondo a tutto V universo era'cattolico| ed il suo ghibellinismo non fu che una delle due modificazioni della dottrina politica del suo tempo. Il paganesimo in onta delle sovrane escogitazioni di Tommaso d'Aquino| di Bernardo di Chiaravalle| di
1 Ci siamo serviti dell' autorità del Carmignani per lodare il libro di Dante| ma e' inchiniamo innanzi all'autorità della Chiesa.
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