Omaggio a Dante Alighieri di
E LA POLITICA DEI GHIBELLINI 329
Per fermo se quelle parole si prendono isolatamente non suonano favorevoli alla dominazione civile dei Papi| ma se per poco si coordinano all' insieme delle dottrine dei Ghibellini| non ci ò da menarne cotanto scalpore. Posto che Dante non voleva annientate le singole autonomie degli stati| ma bensì la supremazia temporale dei Pontefici| supremazia che era secondo lui devoluta all' impero| l'apostrofe a Costantino non può riassumersi che nel seguente modo : 0 Costantino| di quanto male fu madre| quella dote| che fece sorgere nell'animo dei Papi il desiderio di esercitare un supremo sindacato sugli imperanti tutti della terra.
Qualunque altra interpretazione è illogica| e se l'immortale Ghibellino vivesse ai nostri giorni| non solo non applaudirebbe agli spoliatori della Santa Sede| ma troverebbe nel suo animo parole di generoso sdegno per maledire a coloro che nell'ombra del suo gran nome| gettavano il vincastro della discordia nelle terre italiane| eccitando i malaccorti a disertare la causa del supremo gerarca| che è fonte di verità e di giustizia.
Eiannodando le fila sparte del mio ragionamento credo lecito inferire. Primamente che Y unitarismo fu la dottrina comune a tutti gli statisti del medio evo| ai Guelfi ed ai Ghibellini; in secondo luogo che il monarcato universale dei Ghibellini non deve ritenersi che quale supremazia indiretta dell' impero sopra i singoli principati| insino che Dante non avversò mai il dominio diretto dei Papi su quelle' terre ove esercita la sua autorità| al pari di qualsiasi principe secolare.
Inchiniamoci piuttosto innanzi al divino poeta che ebbe fede ardente nelle dottrine della Chiesa| che cantò
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