Omaggio a Dante Alighieri di
il veltro 34 iLe molte cose da noi dette| comentando i primi tre versi del Canto I che riguardano il Veltro| ci permettono di essere| comentando i nove versi seguenti| già in parte dichiarati| e che trattano dello stesso argomento| molto più brevi.
103 Questi non ciberà terra nè peltro. Il buon Troya| perduta alfine ogni pazienza coi contraditto ri del suo Veltro Uguccione e fautori del Veltro Gesù Cristo| si appigliava a questo verso per beffarli| e scriveva (Velt. alleg.pag. 578): Bel vezzo intanto| severamente avesse il Poeta voluto parlar di Gesù Cristo| bel vezzo e bel soffio di poesia sarebbero stati quel venir lodando il Signore dell'Universo| perchè non avrebbe cibato nè terra ne peltro ! Noi però (dopo aver ringraziato quello spirito nobilissimo | che animò V erudito storico de' Goti e de'Longobardi| per aver chiamato Gesù Cristo col nome che gli conviene di Signore dell' Universo| e per averlo così riconosciuto per soggetto eminentemente politico) soggiungeremo| che| quando diciamo non ciberà terra| noi segreghiamo dagl'infermi di pica| nè dagli struzzi| quando aggiungiamo che non ciberà peltro. Terra e peltro sono metafore per noi| siccome erano per Dante e pel Troya stesso| e| nel ponderarle nel vero senso che qui le usò l'Allighieri| ci persuadiamo| che il concetto qui non sia diverso dal famosissimo Begnum meum non est de hoc Mundo. Difatti il Regno del Mondo era di Gesù Cristo| perchè Gesù Cristo era Dio| nè Egli potea mentire| dicendo non esser suo ciò ch'era suo. Così almeno intendeva la cosa Dante Alli-ghieri| che| riferito il testo sopra allegato nel Libro ni cap| H de Monarchia| quod| dice tosto| non sic intelli-gendum est| ac si Christus| qui Deus est| non sit do-
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